L’Italia dei valori di Piacenza ha chiesto le dimissioni dal Consiglio comunale di Carlo Pallavicini (Rifondazione comunista). Il motivo è da ricercarsi sulla sua pagina Facebook, dove il consigliere ha scritto frasi molto forti nei confronti del magistrato Giancarlo Caselli. La richiesta da parte dell’Idv, che non ha posti in Consiglio è un monito alle altre forse politiche verso un esponente politico definito, nel comunicato Idv “non degno di fare parte delle istituzioni”.
IL COMUNICATO DELL’ITALIA DEI VALORI:
Il consigliere comunale di Rifondazione Comunista Carlo Pallavicini evidentemente non ha ancora provveduto a sostituire i collaboratori che, lui dice, gli curano la pagina Facebook dopo che l’Italia dei Valori gli ha chiesto di dimettersi da consigliere per le sue offese a Giancarlo Caselli. Pallavicini infatti, sempre dalla pagina del social-network, prosegue la battaglia di ingiurie contro il procuratore capo di Torino, il magistrato che venerdì scorso il consigliere aveva apostrofato essere un “mafioso”, rincarando la dose contro i poliziotti. Per Pallavicini infatti, Caselli e Manganelli <cercano il morto> e i poliziotti che sorvegliano l’ordine pubblico durante le manifestazione di una parte dei No Tav sono dei <porci sgherri>. Questo modo di esprimersi è lontanissimo dal nostro modo di intendere l’appartenenza alle istituzioni secondo quanto stabilito dall’articolo 54 della Costituzione che impone venga fatto <con disciplina ed onore>. Per questo noi riteniamo una volta di più che Pallavicini dovrebbe fare un passo indietro dal consiglio comunale di Piacenza e dimettersi perché non è degno di fare parte delle istituzioni.
A tal proposito vogliamo ricordare quanto scritto su Libertà del 23 febbraio dal Procuratore di Torino Giancarlo Caselli il quale ha svolto una lucida analisi della violenza squadrista in cui è stato coinvolto dagli antagonisti No-TAV con ingiuriose scritte sui muri (“Caselli mafioso”) e manifestazioni organizzate per impedirgli di parlare alla presentazione di un libro. A parte ogni considerazione sulla garanzia e la statura del giudice Caselli offerti dal suo quarantennale impegno umano e professionale va sottolineato il suo richiamo alla mancanza di “rispetto (fondamentale in democrazia) che non abbonda fra coloro che sporcano muri …con condanne inappellabili …senza minimamente informarsi della realtà” o, si potrebbe aggiungere, senza sapere di cosa si sta parlando e della gravità dell’uso di termini (“mafioso”) di cui evidentemente si ignora il significato. Opera di “…certi signori che di antagonista hanno poco o niente. Sono prigionieri di logiche conformiste, abituati a manipolare la realtà per appiattirle sulle proprie inossidabili (e obbligatorie per tutti) convinzioni”. Sono considerazioni che, mutatis mutandis, si sposano perfettamente alla comparsa sui muri cittadini, all’indomani delle primarie del centrosinistra, di scritte denigratorie contro il candidato dell’IDV e che stabilivano l’uguaglianza tra la stessa IDV e la mafia (“IDV=MAFIA”). Prosegue nell’articolo Caselli: “Ma le vergognose scritte sui muri non sono tutto. Lo scenario è appesantito da campagne …che impediscono di parlare a chi la pensa diversamente…” o, si potrebbe chiosare, intimano di rientrare nei ranghi. Così conclude Caselli: “Che tutto ciò sia indegno di un paese civile è evidente. Tanto più se avviene nella sostanziale indifferenza di troppi. Si può essere complici tacendo, ma anche limitandosi a balbettare qualche distinguo specioso ed ipocrita…”.
Athos Zanetti
Coordinatore cittadino Italia dei Valori
Piacenza