Mani pulite 20 anni dopo, Schiavi: \”E Piacenza si destò a Tangentopoli\”

Cade in questi giorni il ventennale di Tangentopoli e, come l’Italia intera, Piacenza non fu esente dalla bufera politico – giudiziaria di quegli anni. Anzi, come emerso dai protagonisti del periodo, sembra quasi che la nostra città anticipò l’ondata di scandali nella pubblica amministrazione.

Radio Sound

Tra i documenti più interessanti che abbiamo ritrovato c’è sicuramente un articolo, datato 6 aprile 1993 e firmato dall’odierno vicedirettore del Corriere della Sera, il piacentino – o meglio agazzanese – Giangiacomo Schiavi.

Un articolo duro e per nulla benevolo verso la serie di casi di malaffare emersi in quello che lui definì “Il Ducato di Tangentopoli”.

In occasione della ricorrenza di Mani pulite lo abbiamo intervistato per ricordare insieme quei momenti ma soprattutto per capire se, a differenza di allora, dal fallimento della politica potrà nascere una nuova classe dirigente più attenta al bene pubblico.

L’intervista completa è ascoltabile a fondo pagina.


L’INCHIESTA SUL CORRIERE DELLA SERA DI GIANGIACOMO SCHIAVI – 6 APRILE 1993

“E Piacenza si destò a Tangentopoli”

Dal Polichirurgico, alla discarica contestata, alla tangenziale: c’è anche una Baggina del Po.

Anche nella provincia beata e dimenticata politici e amministratori locali raggiunti da avvisi di garanzia

DAL NOSTRO INVIATO A PIACENZA – Il procuratore della Repubblica comincia a contare. “Abbiamo l’ inchiesta sul Polichirurgico e quella sulla discarica, l’ inchiesta sugli illeciti al Genio civile e quella sui lavori allo stadio, l’ inchiesta sulla nuova tangenziale e il ricorso per lo scandalo del macello comunale…”. Pausa. Un breve sospiro. “C’ e’ anche un arresto. Riguarda la casa protetta di Bobbio. Il direttore per un anno ha intascato le rette degli anziani, trecento milioni. Si e’ costituito dopo una denuncia. E la nostra piccola Baggina…”. Benvenuti nel ducato di Tangentopoli, nell’ ex isola felice del sommerso e dei depositi bancari. Benvenuti a Piacenza, citta’ di tradizioni e cardinali, capitale dell’ isolamento e della cattiva amministrazione. Tra sussurri, grida e lettere anonime Mani pulite passa l’ argine del Po e ingrossa i fascicoli ammucchiati nella stanza del giudice Alberto Grassi, 57 anni, rigido custode del codice e delle garanzie costituzionali. Spuntano appalti, varianti, lottizzazioni sospette, un puzzle di affari e miliardi, una ragnatela di sigle e nomi eccellenti: Neva Iseco, gruppo Acqua, impresa Mazzalveri, cooperative rosse. Nella provincia beata e dimenticata che ribolle di mugugni e sospetti e’ arrivata l’ ora X. Quella del bisturi di Palazzo di giustizia. Una raffica di avvisi di garanzia si e’ abbattuta su politici e amministratori. Cento, nel giro di quattro giorni. Novanta, recapitati ieri, riguardano i lavori del nuovo ospedale, una voragine di miliardi e illeciti. Gli altri, l’ ampliamento dello stadio. Altri trentasette erano partiti nel mese di luglio. Ma e’ il nuovo ospedale, il Polichirurgico, la mina vagante che scatena paure e polemiche. Doveva costare venti miliardi. E arrivato quasi a duecento. Un monumento allo spreco e al decantato efficientismo del Nord. Tutti si accusano: amministratori, medici, impresa. La ditta di Gabriele Mazzalveri, arrestato nei giorni caldi dello scandalo Baggina per le mazzette negli ospedali milanesi, ha incassato miliardi dallo Stato con il cantiere praticamente chiuso. Per mesi c’ e’ stata solo una gru arrugginita. Tangenti per l’ appalto? Il socio di Mazzalveri, geometra Comelli, ci ride sopra: “Macche’ mazzette, qui a Piacenza sono stati i veti incrociati dei politici a bloccare tutto”. Sara’ , ma i sospetti di mazzette sono forti. “Sono pronto a tagliare i bubboni fino in fondo”, giura il giudice Grassi. E i novanta avvisi di garanzia sono soltanto il primo atto. Il reato ipotizzato e’ l’ abuso d’ ufficio patrimoniale, ma la procura ha sequestrato montagne di documenti. “L’ inchiesta e’ faticosa . spiega il magistrato . e Piacenza e’ una citta’ difficile: c’ e’ un muro d’ omerta’ e trovo poca collaborazione”. Angelo Milana, il suo predecessore, aveva gia’ affondato il bisturi. Inchieste a raffica, manette a catena. Per il macello pubblico arresto’ anche il costruttore Vincenzo Romagnoli, presidente dell’ Acqua Marcia. Ma erano altri tempi. Il giudice venne costretto a ritirarsi. Il tam tam delle tangenti porta anche sui sentieri della Valluretta, venti chilometri verso la collina. C’ e’ una discarica mai nata, vigilata giorno e notte da un comitato di cittadini. Da tre anni bloccano i lavori. Hanno denunciato proprietari del terreno, progettisti e politici locali. “Le autorizzazioni, il gruppo Acqua se le e’ comprate a suon di milioni”, si legge nell’ ultimo volantino. Al giudice Grassi hanno fornito dossier e prove. Tre miliardi di tangente, si dice. Anche l’ ultima opera pubblica, la tangenziale, e’ entrata dritta nell’ inchiesta mazzette. Inutile e pericolosa, finora ha provocato soltanto incidenti. L’ onorevole Carlo Tassi, un Masaniello con la camicia nera del Msi, non si stanca di urlare la nuova parola d’ ordine contro i politici locali: “Sperperopoli”. “Siamo seduti sopra un vulcano”, ripete la gente in Piazza Cavalli, davanti al palazzo del Comune. La citta’ e’ come ibernata. Verdi e Lega raccolgono firme per accelerare le inchieste. In Comune e’ fallito anche il governissimo, dopo un’ altalena di giunte multicolori. L’ ultimo sindaco, Anna Braghieri, dc, si e’ dimesso dopo la visita del presidente Scalfaro. Un altro ex sindaco, Angelo Tansini, psdi, ha ricevuto l’ avviso di garanzia. Dietro a sprechi e inefficienze, martella una crisi economica impietosa: diecimila disoccupati, su una popolazione di 130 mila abitanti. In un anno si e’ perso il 7,5 per cento della forza lavoro. Non tira piu’ la “meccatronica”, perde colpi e dipendenti la Mandelli, azienda leader nel settore dei robot intelligenti. Calano gli abitanti e il 25 per cento ha piu’ di 65 anni. Resistono solo i pendolari, settemila, che ogni mattina fanno la spola con Milano. E il risparmio: nella hit parade dei conti in banca, Piacenza e’ ai primi posti. Giancarlo Mazzocchi, economista, amministratore delegato della cassa di Risparmio che si e’ da poco unita a quella di Parma e raccoglie quattromila miliardi di depositi all’ anno, fotografa la paralisi con l’ obiettivo dell’ esperto: “Piacenza nuota nel cloroformio, e’ una citta’ affidata al caso. Poca imprenditoria, vertici politici paralizzati, diffidenza verso il nuovo. C’ e’ bisogno di una scossa”. Sara’ il Palazzo di giustizia a darla? Non si sbilancia il magistrato che di giorno fa i processi e la sera scrive poesie. Per lui e’ l’ ora degli straordinari: l’ elenco degli indagati sembra non finire piu’ . Giangiacomo Schiavi

Schiavi Giangiacomo

(6 aprile 1993) – Corriere della Sera