Oggi ha lanciato la campagna di “Obbedienza” civile” il comitato Acqua Bene comune. L’iniziativa, promossa dal Forum nazionale dei movimenti, ha lo scopo di rendere effettivo il Referendum sul quale si espresse il 95% dei cittadini, che ha reso effettivo il divieto di poter produrre profitti nella gestione dell’acqua. E siccome Iren non si è ancora adeguata al cambiamento, il comitato ha predisposto degli sportelli (l’inaugurazione sabato nella sede di Legambiente) nei quali poter scalare dalla propria bolletta dell’acqua la percentuale che è prevista come profitto della multiutility.
Con la vittoria del secondo quesito referendario del 12 e 13 giugno e’ stata abrogata la norma che prevede la remunerazione del capitale pari al 7% del capitale investito. Il referendun e’ stato proposto per far valere un principio chiaro: nella gestione dell’acqua non si devono fare profitti E la risposta dei cittadini, il 95,8% a favore della cancellazione del profitto, non puo’ lasciare alcun dubbio sull’opinione, praticamente unanime del popolo italiano. L’effetto del voto di giugno è scritto molto chiaramente nella sentenza di ammissibilita’ del secondo quesito referendario 26/2011 nella quale la Corte Costituzionale afferma che “la normativa residua è immediatamente applicabile e non presenta elementi di contradditorietà”. Quindi i gestori avrebbero dovuto dal 21 luglio 2011, data di abrogazione delle leggi oggetto di referendun, adeguare le tariffe all’esito referendario.
Dal 21 luglio ad oggi sono passati sette mesi e tutti i gestori del servizio idrico italiano hanno ignorato con pretestuose argomentazioni l’esito referendario.
Può essere accettato che un istituto di rango Costituzionale come il referendum abrogativo, elemento fondamentale della nostra costituzione venga ignorato e umiliato, ignorando e umiliando un intero popolo in modo così plateale? Secondo noi non puo’ essere accettato, per questo chiediamo a tutti i cittadini italiani, utenti del servizio idrico, di aderire alla CAMPAGNA DI OBBEDIENZA CIVILE che consiste nel pagare le bollette dell’acqua applicando una riduzione pari alla componente del costo della remunerazione del capitale investito chiedendo contestualmente il rimborso della relativa quota per le fatture pagate a partire dal 21 luglio 2011. Eliminando la ” remunerazione non si mette a rischio il servizio idrico: la stessa Corte Costituzionale ha chiarito questo punto scrivendo nella sentenza di ammissione che “…mediante l’eliminazione del riferimento al criterio dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito si persegue chiaramente la finalità di rendere estraneo alle logiche di profitto il governo e la gesione dell’acqua..persistendo la nozione di tariffa come corrispettivo, determinata in modo tale da assicurare la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio”.