Il 19 gennaio scorso il Commissario europeo per la Salute e Protezione dei Consumatori John Dalli ha presentato la nuova strategia per il benessere animale 2012-2015. “Siamo preoccupati – sottolinea Giovanna Parmigiani, presidente della Sezione Carni Bovine e Suine di Confagricoltura Piacenza – perché l’applicazione delle norme, che nessuno contesta, ad oggi, non ha portato alla valorizzazione di questi maggiori oneri in termini di prezzo sulle carni, anzi, gli studi condotti a livello europeo evidenziano come il consumatore non sia informato sulla loro applicazione e non sia, pertanto, disposto a riconoscerne un valore in termini di remunerazione, andando, quindi, ad effettuare le proprie scelte d’acquisto in base al prezzo. Avanti così, mentre noi miglioriamo il benessere animale, altri Pesi produttori conquisteranno sempre più fette di mercato nell’ambito delle esportazioni verso i Paesi emergenti ed aggrediranno ulteriormente anche il mercato UE”. La nuova strategia – spiega Confagricoltura Piacenza in una nota – ha fatto il punto sulla situazione della normativa precedente, che risale al 2006, evidenziando come l’applicazione difforme all’interno degli stessi Paesi membri dell’Unione abbia portato a distorsioni di mercato incidendo negativamente sui costi produttivi di chi, come i suinicoltori italiani, si è trovato a dover far fronte ad un’applicazione delle direttive particolarmente rigorosa. “In tal senso – rileva Parmigiani – è positivo che la Commissione, nel nuovo documento, sottolinei di volere compiere uno sforzo maggiore creando dei centri di riferimento che diano direttive chiare affinché gli standard europei sul benessere animale siano rispettati uniformemente in tutti gli Stati membri e sia più efficace lo scambio di best practices e di linee guida”. La nuova strategia insiste, in generale, sull’adeguata applicazione delle regole vigenti, prima dell’elaborazione di nuove prescrizioni in materia di benessere degli animali. Tuttavia – evidenzia Confagricoltura Piacenza – la nuova strategia è priva d’azioni concrete per una migliore ripartizione, lungo la catena alimentare, degli elevati costi di produzione legati al benessere degli animali che i produttori dell’UE debbono sostenere. “Come avevo già evidenziato al Responsabile dell’Unità sul benessere animale della Commissione Europea, prima dell’uscita di questa norma, mancano misure in grado di garantire, nel quadro dei negoziati per accordi commerciali con i paesi terzi, che alle importazioni siano imposte le stesse norme applicate nell’UE. L’Europa è importatrice di carni suine in minima parte e per queste carni, ai produttori extra UE non viene richiesta nessuna garanzia – conclude Parmigiani – per contro, l’Italia e l’Europa in generale, sono grandi esportatrici di carni suine, ma queste rischiano di finire fuori mercato rispetto a quelle dei Paesi del Sud America realizzate con quadro normativo molto più snello e quindi più competitive sul prezzo”.