Non è certo un periodo tranquillo quello che si ritrova a fronteggiare il governo Monti: mentre l’intera penisola è messa in ginocchio dal blocco degli autotrasportatori, un’altra agitazione potrebbe piombare proprio in queste ore, aumentando il caos e l’incertezza. Dieci giorni di sciopero o forse solo una settimana. Ad incrociare le braccia questa volta saranno i gestori delle pompe di benzina per protestare contro il decreto sulle liberalizzazioni approvato venerdì scorso.
Il motivo della protesta – Due le sigle sindacali che hanno annunciato battaglia: Faib Confesercenti e Fegica Cisl. Non è piaciuta affatto la mancata liberalizzazione della distribuzione carburanti per liberare il settore dal controllo dei monopolisti petroliferi e consentire prezzi dei carburanti più bassi su tutta la rete distributiva. “I gestori – si legge nel comunicato stampa sul sito della Faib – confermano la proclamazione di un pacchetto di 10 giorni di sciopero degli impianti di distribuzione carburanti, sia sulla rete ordinaria che su quella autostradale, la cui articolazione sarà successivamente definita per evitare di aggravare l’attuale stato di forti tensioni e disagio sociale”. La protesta è fondamentalmente incentrata sulle liberalizzazioni e sulla “timidezza di un provvedimento che – secondo le due Associazioni – va a premiare solamente i petrolieri”. Tra gli obiettivi che si vogliono raggiungere l’apertura del mercato della distribuzione dei carburanti e prezzi più giusti per gli automobilisti.
“Non sono solo i petrolieri a ringraziare questo governo” – Una delle problematiche sollevata è relativa alla tassazione pesante che riguarda il pagamento dle carburante tramite carta di credito. “Nascosta – si legge nel comuncato stampa – nelle pieghe del decreto c’è anche la cancellazione della norma che imponeva alle banche, dal 1 gennaio di quest’anno, di eliminare costi e commissioni per gestori ed automobilisti, sui pagamenti dei rifornimenti di carburante con bancomat e carte di credito: una misura che – è bene ricordarlo – era stata assunta per ragioni di sicurezza e solo dopo l’altissimo tributo di sangue che i gestori hanno dovuto versare a difesa di incassi sui quali trattengono appena il 2%!”
La situazione a Piacenza – “Lo sciopero – ha dichiarato un gestore piacentino – non è ancora definito in via ufficiale. Siamo in attesa di novità. Il problema c’è ed è serio. Le liberalizzazioni hanno toccato, loro malgrado, tantissime categorie. Noi le aspettavamo con trepidazione: un gestore guadagna dai 3 cents ai 5 cents a litro. Dobbiamo fare ore e ore di straordinari per arrivare ad uno stipendio decente. Il settore deve essere aperto alla concorrenza”. Le modalità dello sciopero sono ancora da definire, non si conoscono infatti ancora i giorni esatti e non si sa se saranno dieci giorni consecutivi o divisi in vari scaglioni.