“Mia figlia vuole portare il velo” di Sabina Negri, regia Lorenzo Loris, con Caterina Vertova (Madre) e Alice Torriani (Figlia), apparizione in video di Alessandro Haber; musiche a cura di Didier de Cottignies; scena Daniela Gardinazzi; costumi Nicoletta Ceccolini; progetto visivo Dimitris Statiris; Luci e fonica Alessandro Canali; produzione Fondazione Teatro Fraschini di Pavia e Teatro Out Off.
Teatro Verdi di Castel San Giovanni, inizio spettacolo ore 21.
Dopo anni di dibattito sul “velo”, il mondo occidentale torna a interrogarsi sulla propria identità e sulle relazioni con la comunità islamica che vive al suo interno. Al centro della questione le donne musulmane: è ammissibile portare il velo in una società che ha fatto della laicità e dell’emancipazione femminile due dei suoi cardini? Il testo scritto da Sabina Negri è liberamente tratto da: “Lettera a mia figlia che vuol portare il velo” di Leila Djitli, giornalista di origine algerina che vive a Parigi. Il romanzo ha raggiunto la vetta delle classifiche francesi.
LA TRAMA
Fatima è una donna franco-algerina che si è sempre battuta per l’integrazione, la libertà, i diritti delle donne musulmane. Jasmine è sua figlia, ha venticinque anni, e il giorno seguente si deve laureare in medicina. I preparativi per festeggiare l’importante traguardo, che racchiude in sé anche il valore dell’emancipazione, sono in corso. Ma improvvisamente Jasmine rivela alla madre che vuole portare il velo. Le sue parole tagliano l’aria, paralizzano i preparativi della festa, fanno crollare le certezze. Fatima inghiotte la rabbia, cerca di dominare la delusione ma deve rinunciare a proibire. Il marito, che è sempre stato estraneo alle loro vite, viene chiamato in causa senza successo. Si riapre così uno scenario sul quale si agitano i grandi temi del rapporto uomo-donna, dell’indipendenza, delle diversità, della fede e dell’integralismo. Lo scontro, inevitabile, sembra destinato a inasprirsi e ad aprire ferite profonde. Ma, alla fine, le due donne trovano un terreno comune, quello dell’amore e del rispetto reciproco. I problemi generati dalle ideologie e dai radicalismi restano, irriducibili, così come resta l’ansia della ricerca identitaria: almeno stavolta, però, tutto viene sopito dall’intensità del legame sentimentale.
Caterina Vertova, attrice con una carriera teatrale di oltre 40 spettacoli dopo il diploma alla rinomata scuola “Piccolo Teatro” di Milano. Si è specializzata attraverso laboratori con Lindsay Kemp a Londra, training con Dominique De Fazio e Marilyn Fried dell’Actor’s Studio di New York e la scuola di acrobatica all’Ecole Nationale du Cirque di Parigi.
Nei 25 anni di carriera ha lavorato con grandi registi italiani come Giorgio Strehler (“La grande magia” di Eduardo De Filippo e “Come tu mi vuoi” di Luigi Pirandello), Luigi Squarzina (“La vita che ti diedi” di Luigi Pirandello e “La famiglia del Santolo” di Giacinto Gallina” ) e Mario Missiroli (“Il Vittoriale degli italiani” di Tullio Kezich e “Lulù” di Friedrich Wedekind), oltre a recitare grandi opere europee come “Spettri” di Ibsen, “Macbeth” di Shakespeare e “Le tre sorelle” di Cechov. Inoltre ha interpretato alcuni personaggi classici come “Elettra”, “Didone” e “Medea” nei teatri greci in Italia.
In ambito cinematografico ha debuttato nel classico film italiano “Ginger e Fred” con la regia di Federico Fellini, oltre a partecipare a importanti produzioni cinematografiche come “Cuore Sacro” di Ferzan Ozpetek e “Lucrezia Borgia” di Florestano Vancini. Tra le produzioni di film di grande popolarità si segnala “Ho voglia di te” di Luis Prieto e “Natale a Miami” di Neri Parenti.
Noto volto protagonista di produzioni televisive distribuite anche in Europa come “Commesse”, “Incantesimo”, “Il bello delle donne”, “Il Commissario”, “Io e Mio Figlio” e “Montalbano”.
Lorenzo Loris, da 25 anni è regista residente della compagnia Out Off. Dopo essersi diplomato alla “Scuola del Piccolo teatro” e aver frequentato un periodo di apprendistato con maestri quali Carlo Cecchi e Luca Ronconi, ha realizzato un originale percorso attraverso la drammaturgia contemporanea e del Novecento: da Boris Vian a Tennessee Williams, a Joe Orton e Lars Noren, da Thomas Bernhard a Bertolt Brecht per arrivare ai contemporanei, tra i quali, Peter Asmussen, scrittore danese e sceneggiatore di Lars Von Trier, Edward Bond (Premio Ubu 2005), Roberto Traverso (Premio Teatro di Roma – Per un nuovo Teatro italiano del 2000); Raffaello Baldini, uno tra i massimi poeti italiani del ‘900, Massimo Bavastro, autore, di Naufragi di Don Chisciotte, (Premio Nazionale della Critica 2002), Rodrigo Garcia, Jean-Luc Lagarce, l’autore contemporaneo più rappresentato in Francia. Negli ultimi anni Lorenzo Loris ha sviluppato un confronto sempre più serrato con i massimi esponenti del ‘900 (Jean Genet, Samuel Beckett, Arthur Miller, Harold Pinter, Giovanni Testori, Carlo Emilio Gadda). Questo confronto lo ha portato anche ad affrontare i grandi autori del passato (Maurice Maeterlinck, Marivaux, Carlo Goldoni, Henrik Ibsen) avendo sempre come obiettivo quello di mettere in sintonia, le parole dell’autore con la nostra contemporaneità.
Sabina Negri è autrice e interprete di testi teatrali, televisivi e cinematografici. Dopo aver lavorato con importanti compagnie di prosa si è dedicata anche al giornalismo televisivo e cartaceo. E’ stata responsabile artistica del Teatro della Società di Lecco, aiuto regia di Pupi Avati e ha realizzato documentari per la Regione Lombardia, Rai 1 e Sky. Fra i suoi testi più rappresentati “L’ultima radio” con Tullio Solenghi; regia di Marcello Cotugno; “Ho perso la faccia!” con Carlo Delle Piane, Erica Blanc, Silvano Piccardi; “Alla faccia della cucina francese” (premio alla drammaturgia: Scarlino Festival), con Gianni de Feo, regia di Antonio Salines (Festival La Versiliana); “Al Moulin Rouge con Toulouse Lautrec”, con Carlo Delle Piane, regia Walter Manfrè (Teatro Manzoni, Milano); “Gioann Brera”, con Cochi Ponzoni, regia di Walter Manfrè; “Un ducato rosso sangue” (Premio Flaiano) con Alessandro Preziosi e Violante Placido, regia Franco Martini (Festival La Versiliana); “Le invenzioni pericolose”, regia di Gepi Gleiesis.
Teatro Out Off – Stabile di innovazione
L’Out Off, fondato a Milano nel 1976 e ancora oggi diretto da Mino Bertoldo, rappresenta una realtà produttiva che si occupa di teatro contemporaneo in continua relazione con quanto avviene di nuovo sulle scene, nella drammaturgia, nella danza, nella musica, nelle arti visive. E’ stato tra i primi luoghi in Italia a praticare il cross over tra le arti dando spazio ad artisti provenienti da altre espressioni artistiche senza mai perdere il riferimento al teatro di parola e alla nuova drammaturgia italiana e straniera. Per la sua attività trentennale nel teatro di ricerca nel 2007 l’Out Off ha ricevuto dal Comune di Milano l’Attestato di Civica Benemerenza (Ambrogino). Il nuovo Out Off dal 2004 è in via Mac Mahon, una sala da 200 posti moderna e accogliente frutto non solo di una ricerca estetica e funzionale ma anche in considerazione di una precisa concezione artistica dello spazio teatrale. Regista di riferimento dell’attività produttiva da 25 anni è Lorenzo Loris uno tra i registi più apprezzati della sua generazione.