Due ore d’attesa. Sembra essere questo il prezzo che molti sono pronti a pagare per poter toccare, incrociare anche solo per un istante e sentir parlare Vittorio Sgarbi. Questa sera al Cine Fox di Caorso era atteso per le 21 il famigerato critico e storico dell’arte ferrarese. L’occasione era delle migliori: la presentazione del suo ultimo libro. Discusso, chiacchierato, a volte poco amato, il poliedrico uomo politico e “animale” televisivo ha lasciato per lungo tempo la folta platea con l’acquolina in bocca. Chi era disposto a cuocere a fuoco lento è rimasto incollato alla poltrona; qualcun’altro invece, decisamente seccato, ha abbandonato la sala. Altri ancora, i più speranzosi in una rapida epifania, hanno sfidato le avverse condizioni climatiche aspettandolo all’addiaccio. La notizia che rimbalzava da una fila di poltrone ad un’altra era sempre la stessa: “Vittorio è a dieci minuti da qui, sta arrivando”. D’altronde, si sa. Vittorione è una star. Una rockstar. E dalle rockstar ci si aspetta, e si perdona, questo ed altro.
L’atmosfera è di quelle del non-sense di metà Novecento: “Siamo contenti. E che facciamo, ora che siamo contenti? Aspettiamo Godot”!
All’improvviso però, quasi come nei migliori filmacci americani, proprio quando le speranze iniziano ad affievolirsi, ecco il rullo di tamburi, si spalancano le porte e accompagnato da una marcia trionfale entra in sala il nostro eroe sorridente.
Dismessi gli abiti del mattatore, Sgarbi comincia a parlare del suo ultimo lavoro, a parlar d‘Arte, quella declinata al femminile. Quella vera, poi, quella pura e irrefrenabile del genio, fatta di passioni e tormenti, che si trasforma in un’immagine univoca e sfocata dai mille volti diversi e sovrapposti di Donna. Oggetto del desiderio e musa ispiratrice, la figura femminile nell’arte diventa un’immagine evanescente dal sapore esotico e sconosciuto del mistero. Svelarlo diventa impresa quasi impossibile, ma ad illuminare la scena ci prova questa volta Vittorio Sgarbi con Piene di grazia. I volti della donna nell’arte.
“Un libro di storia dell’arte – ha commentato – potrebbe essere quasi esclusivamente un libro sulla donna, tanta è la quantità di opere che la donna ha ispirato nel mondo antico e moderno. Chi leggerà non farà fatica a vederlo come uno strumento che al tempo stesso determina la curiosità e si avvicina a risolverla, come se tanti accostamenti, tante illustrazioni di opere d’arte, tanti commenti poetici potessero se non risolvere quantomeno illuminare il mistero della donna”. La platea, il suo pubblico, annoiato fino a pochi minuti prima, pare sciogliersi, completamente incantato e sedotto. “Nel libro si parla della donna tra grazia e peccato. In senso stretto – ha affermato – la grazia è legata solo alla Vergine, io l’ho estesa”.
Un viaggio tra le sfaccettature dell’universo femminile che parte dalla Eva di Van Eyck alla crudele Erodiade di Masolino; dalla Vergine Sposa di Raffaello alla Cleopatra di Artemisia Gentileschi, dal volto di Maria raffigurato da Cimabue fino ad arrivare alle donne del popolo di Murillo.
Sgarbi, mescolando suggestioni letterarie e poetiche ad aneddoti anche privati, ripercorre l’eterna e biblica dicotomia, quella che contrappone, ma spesso sovrappone, la donna peccatrice e lasciva alla madre tenera e santa.