Compierà 90 anni lunedì prossimo l’ultimo tranviere piacentino vivente. Si chiama Dino Emanueli ed è la storia del trasporto pubblico a Piacenza. La sua prima volta ai posti di comando di un tram risale al 1951, data della sua assunzione alla “Tramvie urbane piacentine” (TUP) – all’epoca con sede in viale Sant’Ambrogio – e continua, dal ’54, alla guida degli autobus per l’Autoguidovie italiane (il colosso oggi di stanza a Milano, ma nato a Piacenza, a pochi passi da palazzo della Provincia). A sorpresa, per i suoi 90 anni, questo pomeriggio Emanueli ha ricevuto gli auguri del presidente della Provincia Massimo Trespidi, accompagnato dall’amico Lorenzo Schiavi, nipote del festeggiato. Ad accoglierli la moglie di Emanueli, Maddalena Bracchi (sono legati da 62 anni di matrimonio) il figlio Giorgio e l’altro nipote, Massimiliano.
Un compleanno speciale per un’occasione speciale. Emanueli – fungaiolo, grande camminatore, appassionato di sport, natura ed eccellente pollice verde – ha svelato il segreto della longevità: “Mangiare lentamente e fare attività fisica”. E a tavola niente di meglio dei grandi classici della tradizione piacentina: anolini e tortelli.
Tanti i ricordi degli anni da manovratore, in divisa, col numero 55 stampato sulle mostrine: l’incidente, fortunatamente senza esiti, per riuscire a portare una passeggera in tempo in stazione, l’assenza del riscaldamento sui mezzi e quella volta a -22 gradi, quando Dino rincasò e cadde immediatamente a terra, svenuto. Ancora, i primi pullman, quando “per sterzare dovevi alzarti in piedi per far leva sul volante”. Altri tempi: “Non esistevano mica i servosterzo”.
In servizio in quegli anni, anche lui ancora oggi vivente, un altro piacentino, l’amico Pino Palladini, impiegato in biglietteria.
“Abbiamo rivissuto un pezzo di storia della nostra città e del nostro Paese – ha detto Trespidi alla fine dell’incontro –. Nell’anno dei festeggiamenti per i 150 anni di unità nazionale, persone come Dino ci testimoniano quel grande entusiasmo e quella grande voglia di fare che furono alla base della costruzione della nostra Italia. Guardare a loro, al loro modo di intendere la vita, ci aiuta ad affrontare le sfide attuali e quelle future”.