La manutenzione dei corsi d’acqua sia compartecipata da enti pubblici e privati, soprattutto nelle zone di montagna. A lanciare l’appello il responsabile del Servizio tecnico di bacino, Gianfranco Larini l’altra mattina in sala consiliare del palazzo della Provincia per un incontro – promosso dall’assessore Massimiliano Dosi – tra amministrazione provinciale, lo stesso STB, Comuni, Corpo Forestale dello Stato e volontari su: piani comunali di protezione civile, censimento delle aree di emergenza per tendopoli e aree di ammassamento, formazione ai nascenti gruppi comunali di protezione civile e recupero delle alberature trasportate dalla corrente dei corsi d’acqua. Larini, parlando di quest’ultimo argomento, ha sottolineato la necessità che i privati concorrano alla gestione e manutenzione dei corsi d’acqua. Il riferimento è alla possibilità, liberamente offerta ai cittadini, di approvvigionarsi della legna trasportata dai corsi d’acqua (comunque subordinata al rilascio di autorizzazioni\nulla osta per le aree protette e alle disposizioni di legge o a eventuali ordinanze sindacali di divieto di accesso al fiume con mezzi motorizzati). Tale possibilità consente alla cittadinanza di avere un ruolo attivo nella cura e nella sicurezza ambientale. A questo proposito nel corso dell’incontro è stato sottolineato l’obbligo dei proprietari di manutenzione delle infrastrutture per garantire il corretto deflusso idraulico. Per quanto riguarda i piani di protezione civile, ad oggi – ha sottolineato nella sua relazione l’assessore Dosi – sono cinque i municipi che hanno completato la redazione del documento. “Rimarchiamo la necessità che il prossimo anno altri Comuni si aggiungano all’elenco – ha spiegato l’assessore (presente con il funzionario Fabrizio Marchi) –. Si tratta infatti di un fondamentale strumento di prevenzione che stabilisce, tra le altre cose, le modalità di intervento in caso di emergenza e individua i punti critici del territorio”. Lo stesso Larini ha sottolineato l’importanza del piano, sollecitando i sindaci all’adozione. Riguardo all’attività di individuazione delle aree di emergenza – condotta dagli uffici provinciali –, ad oggi sono state realizzate le monografie (descrizione dettagliata delle caratteristiche) di 50 aree di accoglienza, 3 a Piacenza e una per tutti gli altri 47 Comuni del territorio. 11, invece, le aree di ammassamento (adibite all’installazione di tende e attrezzature dei soccorritori in caso di necessità) localizzate nella provincia di Piacenza, una per ogni Centro operativo misto, le strutture operative che coordinano i servizi di emergenza. “Dopo aver fornito il proprio supporto per la redazione dei piani, la Provincia – ha detto Dosi – è a disposizione per fornire ai Comuni tutto il supporto necessario per la realizzazione di iniziative di sensibilizzazione nelle scuole e per formare i gruppi locali di protezione civile, con la collaborazione dei volontari”.