Con un concerto tutto dedicato alla forma musicale della sinfonia, domenica prossima 18 dicembre alle ore 20.30, ritorna sul podio del Teatro Municipale di Piacenza alla guida della Filarmonica Toscanini Rinaldo Alessandrini. Clavicembalista, organista e fortepianista, oltre che fondatore e direttore del Concerto Italiano, Alessandrini è da oltre venti anni sulla scena internazionale della musica barocca, preclassica e classica, privilegiando nelle scelte del suo repertorio la produzione italiana, e cercando di riattribuire alle esecuzioni tutte quelle caratteristiche di cantabilità e di mobile espressività che furono proprie dello stile italiano dei secoli XVII e XVIII. Particolarità del programma di domenica è la scelta di quattro grandi compositori collocati in un unico cerchio che si chiude: la Sinfonia classica. Una sorta di storia di questa gloriosa forma musicale verrà quindi proposta partendo da Haydn, passando per Mozart e Schubert arrivando a Prokof’ev.
Alla seconda metà del ‘700 appartengono i primi due brani della serata: il 1768, con la Sinfonia n.39 di Haydn e il 1774 con la Sinfonia n. 29 di Mozart.
In quel periodo si assiste alla crescente importanza musicale di Vienna, centro del Classicismo i cui caratteri peculiari si individuano nel senso d’equilibrio inteso come supremo ideale compositivo, il senso della proporzione costruttiva e la consequenzialità armonica del discorso musicale. La forma d’elezione del Classicismo viennese fu la forma-sonata articolata fondamentalmente in tre parti: esposizione in cui vengono presentati i due temi principali, sezione di sviluppo in cui vengono rielaborati liberamente i materiali precedentemente esposti e ripresa che ripete l’esposizione con una coda conclusiva.
Questi elementi non costituiscono un rigido schema, ma di volta in volta il compositore può sfruttarli secondo le proprie esigenze espressive. Ad esempio nella Sinfonia n.39, Haydn ne fa un uso personalissimo per la consuetudine del compositore di servirsi di pochi elementi traendone il massimo delle conseguenze possibili, spesso sviluppando il materiale nell’esposizione stessa. Inoltre questa sinfonia ha in sé un’altra particolarità, quella di essere la prima ad essere composta da Haydn in una tonalità minore riflettendo caratteristiche sturmisch con sonorità e accenti oscuri e drammatici. La Sinfonia n. 29 in la maggiore di Mozart invece presenta una sorta di ostentazione della forma-sonata, che è presente in tre movimenti ad eccezione del Minuetto, tradendo una spiccata aderenza allo stile viennese dalla profonda elaborazione tematica. L’eleganza della scrittura non impedisce una notevole ricchezza contrappuntistica: il primo movimento è segnato da una leggera struttura imitativa che coinvolge lo sviluppo, il secondo e il terzo sono invece pervasi da ritmi puntati associati spesso ad una condizione di nobiltà, infine l’Allegro con spirito scandito da motivi di fanfara e squilli di corni, richiama il mondo agreste.
Nella seconda parte del concerto verrà eseguita la Sinfonia n.5 di Schubert che, calato ormai in un’estetica che andava trascolorando nel Romanticismo, non rinnegò i concetti del Classicismo. Infatti in questo brano ritorna chiaramente al modello mozartiano, visto come ideale di equilibrio e rigorosa semplicità. A questo proposito chiarissima è la citazione del terzo movimento della sua Sinfonia n. 40 nel Minuetto mentre nell’Allegro vivace, in forma-sonata, riconosciamo procedimenti haydniani.
Ma l’ideale di Classicismo non si esaurirà nel tempo e così lo ritroveremo un secolo dopo nella Prima Sinfonia di Prokof’ev, detta appunto “Classica”, brano che chiuderà il concerto. A differenza di Haydn, Mozart e Schubert, che avevano appreso e rielaborato i modelli musicali attraverso una conoscenza diretta del repertorio, la scelta di Prokof’ev di imitare lo stile classico è mediata dalla conoscenza della storiografia musicale, nata appunto nell’800. Nella sinfonia classica egli vede un prodotto alto della Storia e non implica alcuna idea di imitazione pedissequa o di asservimento a schemi prestabiliti. E la modernità di Prokof’ev si rivela, nel terreno concreto del processo musicale; in certi scarti armonici che arricchiscono il discorso musicale; o in certi disegni ritmici di straordinaria fattura. A questo proposito in questa partitura il ritmo diviene, oltre che scheletro della composizione, carne viva dell’organismo sonoro; o, nella fantasia e ricchezza della strumentazione, dove l’umorismo di Prokofiev rifulge di inaspettate soluzioni timbriche. I quattro tempi della Sinfonia seguono con rigore la successione del modello classico: così, al primo tempo in forma di sonata, segue un Larghetto intimamente espressivo e appena increspato di nostalgia, con, fra le righe, un timido accenno di ironia. Il terzo tempo, una Gavotta sull’esempio stilizzato delle danze di corte settecentesche, si presenta come il gioiello di tutta l’opera, che ha poi nel Finale (Molto vivace), impetuoso e spumeggiante, il rituale baldanzoso lieto fine. Il tutto in appena quindici minuti di musica bellissima.
Ricordiamo che al termine del concerto verrà distribuito il calendario 2012 come omaggio natalizio della Fondazione Teatri.
RINALDO ALESSANDRINI
Clavicembalista, organista e fortepianista, oltre che fondatore e direttore del Concerto Italiano, è da oltre venti anni sulla scena internazionale della musica barocca, preclassica e classica, privilegiando nelle scelte del suo repertorio la produzione italiana, e cercando di riattribuire alle esecuzioni tutte quelle caratteristiche di cantabilità e di mobile espressività che furono proprie dello stile italiano dei secoli XVII e XVIII. Oltre a curare l’attività di Concerto Italiano conduce una intensa attività solistica, ospite dei festival di tutto il mondo, negli USA, in Canada, in Giappone oltre che in Europa. Nominato nel 2007, Principal Guest Conductor della Norske Opera di Oslo, è spesso impegnato anche come direttore ospite d’orchestre sinfoniche quali: Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, Orchestra Sinfonica della Ciudad de Granada, Detroit Symphony Orchestra, Scottish Chamber Orchestra, Northern Symphonia, Orchestra of the Age of the Enlightenment, Boston Händel & Haydn Society, Freiburger Barockorchester, Orchestre Symphonique della Monnaie di Bruxelles, Philharmonia Baroque Orchestra di San Francisco, Royal Liverpool Philharmonic, e l’Orquesta Nacional de Espana. Fra i successi delle passate stagioni si annoverano le direzioni di Semele di Handel (Festival di Spoleto), Catone in Utica di Vinci (Lugo Opera Festival), L’incoronazione di Poppea (Welsh National Opera, Frankfurt Oper, Teatro Valli di Reggio Emilia, Teatro Comunale di Bologna, Opéra du Rhin), L’isola disabitata di Jommelli (Accademia Filarmonica Romana e Teatro dell’Opera di Roma), La serva padrona di Pergolesi (Freiburg Konzerthaus), Alcina di Händel (Liceu di Barcellona), Artaserse di Hasse (Lugo Opera Festival), Le nozze di Figaro di Mozart (Welsh National Opera), Giulio Cesare di Händel (Teatro Real di Madrid, Teatro Comunale di Bologna, Norske Opera), Amadigi di Händel (Teatro San Carlo di Napoli, Edinburgh Festival), Zaide di Mozart (Festival Mozart a La Coruña) e Il trionfo del tempo e del disinganno (Queen Elisabeth Hall a Londra); nel 2005 al Teatro Liceo di Salamanca ha firmato la regia e la direzione musicale dell’Incoronazione di Poppea. Tra le ultime produzioni dell’ensemble menzioniamo: Theodora di Handel a Salamanca e Bilbao, La Vergine dei dolori di Alessandro Scarlatti a Napoli, i Vespri solenni per la festa dell’Assunzione della Vergine di Vivaldi a Siena e Ambronay. Ricordiamo inoltre: Il ritorno di Ulisse in patria e La clemenza di Tito alla Welsh National Opera, La Vergine dei dolori a Bruxelles e a Parigi, Giulio Cesare di Händel e Orfeo a Oslo, L’incoronazione di Poppea a Bordeaux e Juditha Triumphans a Madrid. Nonché Orfeo sul podio del Teatro alla Scala in una nuova produzione di Bob Wilson, Stabat Mater di Pergolesi all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. Fra i successi della stagione 2010/11 si segnalano le direzioni di Messiah di Händel a Oslo e al Kennedy Center di Washington, L’inimico delle donne di Galuppi a Liegi, Die Entführung aus dem Serail a Strasburgo. Ha inaugurato la stagione 2011/12 dirigendo Il ritorno d’Ulisse in Patria al Teatro alla Scala, in seguito ha tenuto un concerto a Boston sul podio della Handel & Haydn Society Orchestra. Annovera fra i suoi prossimi impegni: Semele a Toronto, Orfeo, Il ritorno d’Ulisse in Patria e L’incoronazione di Poppea all’Opéra de Parigi e L’incoronazione di Poppea alla Scala. Tra i prestigiosi riconoscimenti che hanno avuto le sue numerose incisioni (Naïve Opus 111, Arcana, Astrèe, Harmonia Mundi France) che comprendono sia il repertorio italiano, sia quello di scuola tedesca, ricordiamo: Grand Prix du Disque, Premio della critica tedesca e tre Gramophone Awards con Concerto Italiano con il quale recentemente ha inciso un recital rossiniano (con Maria Bayo), La Senna festeggiante, Le quattro stagioni, L’Olimpiade, i Vespri di Antonio Vivaldi, i Vespri di Claudio Monteverdi e i Concerti Brandeburghesi di Bach; l’incisione dell’Orfeo Monteverdiano (Naïve; 2007 ) ha vinto il Diapason d’oro ed il Preis der Deutschen Schallplattenkritik. Nel 2003 è stato nominato dal Ministro francese della Cultura Chevalier dans l’ordre des Artes et des Lettres ed è stato insignito del Premio Abbati per l’intensa attività svolta con Concerto Italiano; è inoltre accademico dell’Accademia Filarmonica Romana. E’ curatore dell’edizione critica, in corso di pubblicazione presso l’editore Bärenreiter, delle maggiori opere di Monteverdi, L’Orfeo, Il ritorno d’Ulisse in patria, L’incoronazione di Poppea, Vespro della Beata Vergine (1610); un suo libro dal titolo Monteverdiana è pubblicato in Francia da Actes Sud (2004) e in Italia da L’Epos (2006).