Antonello Caporale alla Fondazione di Piacenza e Vigevano

Il comitato tutela paesaggio di Piacenza ha organizzato una serata con il giornalista Antonello Caporale, prendendo spunto dal suo libro “Controvento” recentemente pubblicato. Questa sera a Piacenza alle ore 21 presso l’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano Via S.Eufemia 13. A fondo pagina l’intervista completa.

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SCHEDA DI “CONTROVENTO”

“Antonio più di ogni cosa sentiva di notte, anche in casa, il rumore delle pale. Vvrroom… vvrroom… Si addormentava con le pale che giravano e si alzava, dopo le poche ore di sonno, che continuavano a girare. Giravano sempre, le pale”.

Nella vita di Antonio Colucci entrano un giorno, ospiti scomode e inattese, le pale eoliche. Nel suo mondo arcaico quelle pale si muovono senza un perché. Del resto è una ricchezza improvvisa e sconosciuta apparsa nel Sud dell’Italia, dove le pianure non danno da vivere. I capannoni sono ormai detriti della civiltà industriale, l’agricoltura è povera, i contadini pochi e per lo più morti di fame.
Ai sindaci il vento piace perché rappresenta una piccola pensione sociale collettiva. Pochi soldi, ma cash, ora che le casse sono vuote. E grazie a quegli industriali che fittano terreni (e coscienze) c’è una fatica in meno da fare: pensare, organizzarsi, cercare il partner, produrre in proprio. È troppo complicato, troppo impegnativo sviluppare un’economia locale fondata sull’energia sostenibile e rinnovabile. Meglio appaltare tutto in cambio di un obolo.
Lo Stato ha semplicemente abdicato al suo dovere. Senza mai indicare, valutare, ammettere o respingere, proporre e magari mitigare l’impatto ambientale, dire no qualche volta alle pale. No, qui no. Lì invece sì. Senza cura per il bene di tutti, senza amore per il territorio. Lo Stato ha semplicemente chiuso gli occhi davanti al più grande scandalo di questo inizio secolo.
Antonello Caporale, uno dei più seguiti giornalisti di inchiesta, attraverso alcune storie esemplari, in cui si alternano duri toni di denuncia e accenti lirici, ci propone una ricostruzione lontana da ogni forzatura ideologica, dove le vicende dell’eolico finiscono per rivelare la malattia endemica dell’Italia e più ancora il destino a cui è condannato il Sud: bruciare la propria ricchezza senza nemmeno averla riconosciuta.