Umberto Orsini in: La resistibile ascesa di Arturo Ui, di Bertolt Brecht

Premio della critica come migliore spettacolo dell´anno, “La resistibile ascesa di Arturo Ui” di Bertolt Brecht con la regia di Claudio Longhi, prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione e dal Teatro di Roma, con un protagonista d’eccezione come Umberto Orsini, fa tappa a Piacenza. Appuntamento da non perdere martedì 6 e mercoledì 7 dicembre alle ore 21 al Teatro Municipale per la Stagione di Prosa 2011/2012 “Tre per Te” organizzata da Teatro Gioco Vita – Teatro Stabile di Innovazione, direzione artistica di Diego Maj, con Fondazione Teatri di Piacenza, Comune di Piacenza – Assessorato alla Cultura e il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Cariparma, Iren.

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“La resistibile ascesa di Arturo Ui” è una parabola satirica sull’avvento del nazismo nella Germania dei tardi anni Venti e dei primi anni Trenta: Brecht, quando ormai la Seconda guerra mondiale si sta combattendo da due anni, sceglie di tornare alle origini di uno sfacelo politico che stava costando il peggio a milioni di esseri umani e, a se stesso, da nove anni, l’esilio. L’indagine che sceglie d’avviare sui meccanismi perversi del potere e della demagogia sfocia in un allucinato e macabro affresco che, con un facile meccanismo allegorico, egli ambienta non già in Europa – teatro reale del disastro –, bensì oltreoceano, in una fantastica Chicago, nella quale ripercorre le fasi della costruzione del consenso per Adolf Hitler sulla falsariga di quelle dell’ascesa criminale di Al Capone.

Attraverso questo caustico e grottesco parallelo – gestito mediante sapienti dosaggi di tratti ora parodistici ora tragici – Brecht innesca la perlustrazione di un fenomeno storico di proporzioni planetarie, consentendo allo spettatore di seguirne lo sviluppo in maniera immediata e di comprenderne gli esiti socio-politici grazie ad una semplificazione mai gratuita e ad uno strumento – quello del teatro, appunto – che ne catalizzi la leggibilità.

La messa in scena intende assecondare pienamente il registro grottesco di questa «farsa storica». L’incisiva brevità dei singoli “numeri”, la retorica della sopraffazione mafiosa, la serie rocambolesca dei fatti di cronaca narrati e messi alla berlina attraverso la lucida comicità di cui Brecht si serve come arma storico-critica, traducono la parabola in una “rivista” briosa e nitida, caustica ed elegante, sul tragico nonsenso del nostro passato. Un apologo feroce e violento sulla tragedia europea del Nazismo, sull’intreccio terribile e puntuale di economia e terrore, di gangsterismo politico e consenso di massa.