Il consigliere regionale della Lega Nord Stefano Cavalli interviene in merito al caso del campo nomadi di Torre della Razza. Nel mirino dell’esponente del Carroccio, la richiesta da parte dei sinti di ottenere la gestione dei lavori di manutenzione delle aree attrezzate e di farsi rilasciare apposite licenze da cenciaiolo affinché possano smerciare i metalli recuperati. Cavalli chiede all’amministrazione di interrompere l’erogazione dei servizi al campo nomadi finché il pagamento degli stessi non sarà regolare.
IL COMUNICATO DI STEFANO CAVALLI
«Anche se gli interessati fanno di tutto per sembrare vittime della società, – dichiara Stefano Cavalli, consigliere regionale della Lega Nord – nel nostro paese i nomadi, quindi anche gli “italianissimi” e stanziali sinti, sono divenuti una casta a tutti gli effetti. Hanno sempre qualche pretesa da avanzare nei confronti dei comuni i quali, specie se amministrati dal centrosinistra, se li tengono buoni distribuendo alloggi, servizi, pagando loro le utenze e quant’altro; il tutto, manco a dirlo, a spese dei contribuenti. Per rendersi conto di chi stiamo parlando – continua Cavalli – basta ricordare le ragioni per le quali i rapporti tra la comunità dei sinti e l’Amministrazione comunale stanno scricchiolando: la pretesa, da parte di quest’ultima del pagamento delle utenze e il successivo passaggio ad una tariffazione a consumo, anziché forfettaria. La tariffa forfettaria finora applicata, è stata a dir poco “simbolica” – sottolinea l’esponte del Carroccio – (1€ ad alloggio più 0.50€ per ogni occupante) ma secondo Occhipinti sarebbe sproporzionata al loro reddito; naturalmente gli interessati si sono accorti della “inequa” tariffa solo dopo aver raggiunto i 20mila € di insoluti. È curioso – polemizza Cavalli – come chi lamenti redditi da paese del terzo mondo porti al collo mezzo chilo d’ora o guidi un mercedes. Le controproposte avanzate dai nomadi – prosegue il leghista – hanno del grottesco. In sintesi si chiede al comune di affidare la gestione e i lavori di manutenzione delle aree attrezzate agli stessi nomadi che ci vivono, un po’ come se il comune pagasse le casalinghe per passarsi l’aspiravolvere in casa. L’altra proposta avanzata dai sinti riguarda il rilascio da parte del Comune di apposite licenze da cenciaiolo affinché possano smerciare i metalli recuperati. Per quanto riguarda le condizioni disastrose delle quali gli ospiti del campo si lamentano, vorrei sapere chi ha ridotto in questo modo il campo se non li stessi occupanti. È necessario – conclude Cavalli – che le Amministrazioni prendano coscienza del fatto che c’è chi deliberatamente approfitta dei nostri sistemi di protezione sociale e che molte, troppe persone sono povere solo sulla carta. Invito, pertanto, l’Amministrazione piacentina a non cedere a ricatti e alle indebite pretese dei nomadi (o presunti tali) e a interrompere l’erogazione dei servizi erogati sino al saldo del debito accumulato, esattamente come avviene per tutti gli altri cittadini.»