Terremoto in alta Val Trebbia, a Ottone i maggiori danni

AGGIORNAMENTO – A Ottone la conta dei primi danni causati dal terremoto di questa mattina. A presentare una lunga crepa sulla facciata e all’interno, la chiesa cittadina di S. Marziano da Siracusa. La struttura che portava già i segni di danneggiamenti causati dalle mancate opere di ristrutturazione, è stata ulteriormente deteriorata. Per il momento la chiesa rimane accessibile e si attende il sopralluogo della Protezione Civile regionale per decidere eventualmente il transennamento e il divieto di entrata. Si segnala inoltre la caduta di un comignolo, lesioni in un’abitazione privata e l’apertura di una crepa nel pavimento della casa protetta.

Radio Sound

Le scosse più forti, di magnitudo fra 3.4 e 2.7, sono state avvertite intorno alle 8.10, tutt’ora proseguono quelle di assestamento che non vengono però avvertite. Ottone si trova in linea d’aria a 10-15 km di distanza dall’epicentro in Val Trebbia e non si esclude che lo sciame sismico possa propagarsi nelle prossime ore. La Protezione Civile rimane in allerta e sta effettuando i sopralluoghi nelle abitazione per verificare gli eventuali danni.  

 Per questioni di sicurezza sono state evacuate le scuole di Ferriere, Bettola e Farini.

 


“Terremoto in alta Val Trebbia, scosse anche nel piacentino”

Sequenza sismica, in Alta Val trebbia, tra le province di Genova e Piacenza. Tra le 8.09 e le 8.18 l’area e’ stata interessata da cinque scosse di magnitudo compresa tra i 3 e i 4 gradi della scala Richter, il cui epicentro e’ stato riscontrato nella zona compresa fra i comuni di Rezzoaglio, Santa Stefano d’Aveto e Borzonasca tutti in provincia di Genova. Le scosse – non risultano danni a cose e persone ma solo apprensione tra la cittadinanza – si sono avvertite anche nel Piacentino nei comuni di Cerignale, Ferriere e Ottone, distanti una quindicina di chilometri dall’epicentro. (ANSA)

Roberto Reggi, Vicepresidente dell’Anci, è intervenuto sul nubifragio che ha colpito Roma lamentando i tagli apportati ai fondi dei Comuni per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Materia che quindi risulta attuale anche per il piacentino.

‘’Con davanti agli occhi le immagini della Capitale messa in ginocchio dall’ondata di maltempo, credo che non sia questo il momento di dedicarsi al gioco del rimpallo delle responsabilita’’’. Lo afferma Roberto Reggi, vice Presidente ANCI con la delega alla protezione civile, secondo il quale ‘’un evento meteorologico di portata assolutamente fuori dalla norma merita interventi immediati piu’ che polemiche’’. ‘’Ma proprio sul versante degli interventi – sottolinea – non si puo’ tacere che i fondi dei Comuni per la prevenzione del dissesto idrogeologico sono stati purtroppo tagliati, negli anni, mettendo in seria difficolta’ le amministrazioni locali. Come ANCI – prosegue – abbiamo piu’ volte segnalato il problema, reclamando maggiore attenzione alla questione, ma l’unica volta che siamo stati ascoltati fu all’indomani della tragedia di Messina del 2009 quando vennero stanziati, una tantum, fondi specifici. E in questa situazione, fare prevenzione e’ difficile, se non impossibile’’.

‘’Altra questione che merita attenzione – aggiunge – e’ la necessita’ che venga dichiarato lo stato di calamita’ naturale. Solo in questo modo il Comune coinvolto, in questo caso Roma Capitale, potra’ impegnare fondi e coinvolgere i privati per un rapido ritorno alla normalita’. Senza che sia riconosciuto lo stato di calamita’ naturale, infatti – conclude Reggi – tutte le somme impegnate dal Comune su questo fronte ricadrebbero drammaticamente sotto la tagliola delle ferree regole del patto di stabilita’, mettendo in ginocchio una citta’, che si troverebbe a non poter piu’ garantire altri servizi essenziali ai cittadini’’.