Piacenza. “Siamo molto orgogliosi di avere con noi Margherita Hack. Soprattutto perché ci farà scoprire il mondo affascinante che conosce così bene”. Un entusiasta Roberto Reggi, davanti ad una platea più adatta ad un concerto rock che a un appuntamento di divulgazione scientifica, ha così voluto omaggiare l’ospite principe del Festival del Diritto: l’astrofisica Margherita Hack.
“Abbiamo scassato”, come disse un euforico De Magistris dopo aver inaspettatamente vinto le elezioni a Napoli, così anche Margherita Hack ha fatto registrare un inatteso tutto esaurito all’interno del salone di Palazzo Gotico, ma anche all’esterno, in Piazza Cavalli, dove si sono riunite moltissime persone per assistere all’appuntamento dal “megaschermo” (22 pollici) messo a disposizione nel Mediacenter.
Margherita Hack non ha deluso le attese, sorprendendo anche il giornalista di Repubblica Marco Cattaneo il quale, non fa neanche in tempo a presentarla e già si trova a dover partire dalla dichiarazione forte dell’astrofisica: “Purtroppo rispetto al passato sulle scienze biologiche la libertà non è tanto diversa che in passato. Pensiamo solo all’orribile legge 40, dalla quale derivano l’accanimento terapeutico, meno diritti per le coppie di fatto e via dicendo. Purtroppo ci sono delle imposizioni del Vaticano e un governo succube, molto più di quanto non lo era la vecchia Democrazia Cristiana”.
Così si è aperto, tra scroscianti applausi, l’ultimo appuntamento della giornata di ieri.
Il tema era “Il cielo stellato sopra di me” e Cattaneo, anch’egli con una punta di sarcasmo, ha introdotto Margherita Hack in questo modo: “Appena ho saputo del tema ho pensato a Kant: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me. Visto che la seconda è ormai adata a farsi benedire meglio continuare a guardare il cielo stellato”.
Ma prima di passare a questo la famosa scienziata ha voluto, non solo dare la sua opinione sulle ragioni che non permettono alla politica di investire nella ricerca, ma anche sostenere i giovani ricercatori rimasti in Italia: “Siamo un paese in sottosviluppo, ma che ancora ha tanti bravi giovani ricercatori, con una buona preparazione di base. Per colpa di questa classe politica ignorante sono costretti ad andare all’estero, dove si trovano anche bene”. La critica però non è stata rivolta solo alla classe dirigente ma anche, velatamente agli intellettuali: “Forse di questa visione, che non vede mai investire sulla scienza, colpa la hanno anche letterati come Croce e Gentile, i quali dicevano: “che è adatta a piccoli intelletti, al confronto con la cultura”.
Naturalmente non solo polemiche, ma anche tanta e appassionata divulgazione delle regole che tengono insieme l’universo nel quale viviamo e che, per ora, conosciamo (solo il 5% secondo l’astrofisica).
Non sono mancate le domande dal pubblico, che ha letteralmente rincorso i ragazzi dello staff del Festival per potersi accaparrare un microfono.
La comunità scientifica ha un’etica? Potrebbe esistere una società basata sulla scienza? Quanto è sicura la scoperta di particelle che superano la velocità della luce?
Margherita Hack ha risposto a tutti con dovizia di particolari e l’innata verve toscana che la contraddistingue. Ma un punto è sembrato quello centrale che è tornato in ogni risposta: l’onestà.
Partendo dall’onestà si può raggiungere un’etica, sarebbe possibile convivere con la tecnica senza farsi schiacciare ed essere sicuri che i dati divulgati non siano “taroccati”.
Nella bella lezione scientifica fatta da Margherita Hack non solo tante nozioni e strumenti utili per avvicinarci al cosmo, ma anche e soprattutto la conferma che per raggiungere l’universo bisogna mettere prima in ordine i meccanismi che regolano noi stessi.