E’ iniziata la raccolta firme per le 2 proposte di legge di iniziativa popolare di Diritti di cittadinanza promosse dalla Campagna “L’Italia sono anch’io”: la Proposta di legge di modifica della L. 5 febbraio 1992 n. 91 “Nuove norme sulla cittadinanza” e la Proposta di legge per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e nazionalità.
COMITATO PROMOTORE NAZIONALE
Il Comitato promotore nazionale della Campagna “L’Italia sono anch’io” è composto da 19 organizzazioni: Acli, Arci, Asgi, – Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Caritas italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca – Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Il Razzismo Brutta storia, Rete G2 – Seconda Generazione, Sei Ugl, Tavola della Pace, Terra del Fuoco e dall’editore Carlo Feltrinelli.
Presidente del Comitato promotore è il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio.
La sede del Comitato nazionale è quella nazionale della Cgil in Corso Italia a Roma.
COSA CAMBIA?
L’articolo 3 della nostra Costituzione stabilisce il principio dell’uguaglianza tra le persone, impegnando la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che ne impediscano il pieno raggiungimento.
Nei confronti di milioni di persone di origine straniera questo principio è disatteso.
Infatti in base alla legge in vigore, non sono cittadini italiani i nati in Italia da genitori di origine straniera, così come non lo sono i ragazzi e le ragazze che vi crescono da italiani pur se i loro genitori non hanno la cittadinanza italiana.
Inoltre, i lavoratori stranieri regolarmente presenti in Italia da anni, nonostante contribuiscano alla fiscalità generale e allo sviluppo della comunità nella quale hanno scelto di vivere, non hanno la possibilità di partecipare alle elezioni delle amministrazioni che governano quelle comunità. Così in molte città italiane percentuali importanti di cittadini e cittadine sono escluse dal voto amministrativo e regionale rendendo la nostra democrazia “incompleta”.