Piacenza. “Chiudere la nostra filiera suinicola” colmando il vuoto rappresentato dalla mancanza di un unico riferimento per la fase di macellazione. E’ la proposta emersa ieri dal primo tavolo dei suini, avviato dall’assessore Filippo Pozzi e ospitato dai locali della Provincia di palazzo dell’Agricoltura.
Altrettanto ampio il favore con cui è stata accolta l’iniziativa di una linea di altissima qualità tutta made in Piacenza, da ricomprendersi sotto il già presente marchio Dop. In attesa dei provvedimenti “quadro” nazionali e comunitari riguardanti la crisi del settore, Piacenza tenta una via di riorganizzazione della propria filiera per iniziare a circostanziare alcune azioni: “Agli operatori piacentini manca un unico punto di macellazione che possa trattare le nostre carni, primo passaggio fondamentale per assicurare che la materia prima di qualità rimanga tale per la trasformazione; una volta chiusa tutta la filiera è importante porsi l’obbiettivo di avere prodotti DOP ottenuti con le carni dei nostri allevamenti per connotare meglio il prodotto e, naturalmente, offrire nuove possibilità ai nostri allevamenti”.
Ad esprimere il proprio assenso la quasi unanimità dei soggetti coinvolti. Nel complesso il tavolo raduna: l’Associazione provinciale allevatori, le tre associazioni agricole (Coldiretti, Cia e Confagricoltura), Confindustria, Confapi, Camera di Commercio. L’idea è creare un prodotto altamente qualificato che possa esibire il marchio distintivo di Piacenza. “Gli acquirenti – hanno detto alcuni trasformatori titolari di “spacci” – chiedono sempre più chiarezza sulla provenienza delle carni. Pensiamo – hanno precisato all’unanimità allevatori e trasformatori – che, di fronte a una qualità tutta piacentina, certificata da un marchio, il consumatore sia disposto a spendere anche qualcosa di più”. “Parma ha da poco ottenuto l’IGP sulla coppa; dobbiamo essere in grado – dice Pozzi – di marcare le differenze e le peculiarità della nostra in tempi brevi”. Rimane il nodo macelli – concentrati nelle aree cremonese, parmense e mantovana – “che sempre più sono diventati centri di potere commerciale invece che erogatori di un servizio” è stato fatto rilevare. La filiera intende identificarne uno come punto di riferimento e con quello l’istituzione Provincia si è detta pronta a “presidiare il rapporto” per garantire tariffe eque e la salvaguardia del prodotto.
In prospettiva anche la possibilità di mettere insieme le forze per fondare un macello interamente piacentino, cui facciano riferimento gli allevatori locali.
Tra le altre esigenze comuni espresse dalla filiera anche: “La necessità di puntare sulle organizzazioni di prodotto e l’interprofessione, strumento che garantisce la presenza di tutti gli attori del processo produttivo, di trasformazione e commercializzazione del prodotto”.
Rimane inoltre il tema-controlli. Allevatori e trasformatori chiedono “verifiche uniche in azienda e la condivisione dei dati da parte degli organismi preposti”. Chiedono inoltre una generale “sburocratizzazione” delle pratiche amministrative. Anche su questi temi l’assessore Pozzi intende coinvolgere, a partire dalle prossime sedute, enti e organismi di controllo sanitario e ambientale, “per studiare insieme soluzioni condivise”. Il tavolo, nelle intenzioni di Pozzi, sarà “un appuntamento fisso”, “in un momento difficile, all’attenzione anche di Governo e Ue, dai quali attendiamo nuovi sviluppi e provvedimenti”. L’assessore ha chiesto a tutti i soggetti della filiera di “mettere i propri numeri sul tavolo”, per fare in modo che le decisioni partano dalla consistenza numerica dei capi e dalle capacità produttive su entrambe le linee, quella destinata alle produzioni a denominazione e quella dei salumi tradizionali.