Sul tema sistri interviene il Presidente di Confagricoltura Piacenza Enrico Chiesa replicando alle dichiarazioni del Segretario provinciale d’Italia dei Valori – Sabrina Freda, la quale lo scorso 25 agosto ha espresso parere fortemente contrario a quanto sostenuto dal Direttore di Confagricoltura Piacenza, Luigi Sidoli, che plaudiva alla cancellazione del Sistri: il sistema di tracciabilità informatizzata dei rifiuti che tenta da oltre due anni di entrare in vigore, ma che è sempre stato sottoposto a proroghe e rinvii, oltre ad almeno due click day fallimentari. Confagricoltura Piacenza precisa che, proprio per il rispetto delle norme, ha in ogni modo provveduto a far sì che le proprie aziende associate s’iscrivessero al Sistri in tempi utili, ossia rispettando i diversi scaglioni fissati dalla dimensione aziendale (numero addetti) e dalla quantità di rifiuti pericolosi prodotti. Ma è proprio cercando di dare applicazione alla norma, che in linea di principio nessuno contesta, che ci si confronta con un sistema farraginoso, lacunoso ed estremamente lontano dal mondo produttivo delle aziende agricole. “Siamo consapevoli del problema rifiuti a livello nazionale – evidenzia Enrico Chiesa – ma non per questo a livello locale laddove, come a Piacenza e in Emilia-Romagna, vi è già un sistema di tracciablità dei rifiuti che funziona deve esserci un inutile aggravio della burocrazia a carico delle imprese così come determinava il Sistri. Infatti, a Piacenza, così come nel resto dalla regione, per quanto concerne le aziende agricole e zootecniche i rifiuti sono conferiti mediante convenzione con le municipalizzate, restano tracciati attraverso i registri di carico e scarico e nei sistemi informatizzati delle municipalizzate, quindi, le nostre aziende operano nella piena legalità e trasparenza. La procedura attuale, che ha già in ogni modo un costo, garantisce la tracciabilità, per questo il Sistri si confermerebbe solo come un ulteriore appesantimento burocratico. In un Paese dove si parla da anni di federalismo – conclude Chiesa – gli esempi virtuosi dovrebbero essere presi ad esempio dagli altri territori e pur nella consapevolezza della gravità del problema in determinate aree del Paese si dovrebbe normare laddove è richiesto, lasciando alla competenza territoriale l’autonomia di governo, specie se si evidenziano buone prassi e casi di successo come da noi. Le norme europee disciplinano, infatti, la tracciabilità dei rifiuti ma non necessariamente devono essere declinate in applicazioni decisamente poco funzionali e farraginose come previsto dal Sistri”.