Comunicato stampa Flai Cgil e Fillea Cgil di Piacenza
Scoglio (Flai) e Carini (Fillea): “Caporalato, finalmente il DDL. Ma i parlamentari piacentini si adoperino per l’approvazione”
Il 26 luglio è stato presentato al Senato il ddl 2584 contenente “misure volte alla penalizzazione del fenomeno d’intermediazione illecita di manodopera lavorativa”. Si tratta, in parole povere, dell’intervento legislativo che le categorie della Cgil Flai e Fillea avevano richiesto a gran voce al Parlamento italiano per stroncare alla radice il fenomeno del caporalato, ancora oggi molto diffuso in agricoltura ed edilizia e che arriva a coinvolgere fino a 800mila lavoratori in Italia. Il ddl è nato, quindi, da un’iniziativa tutta sindacale che ha visto le due categorie dare vita a una campagna nazionale che ha toccato quasi tutto il paese e che in soli sei mesi ha portato un gruppo di senatori del Partito democratico a elaborare questo testo e a farlo sottoscrivere a una trentina di loro colleghi di tutti gli schieramenti politici.
La finalità del provvedimento, costituito da otto articoli estremamente semplici e concreti, è quella di reprimere ogni fenomeno di intermediazione illecita di manodopera caratterizzato da sfruttamento, violenza, minaccia o intimidazione, approfittando dello stato di bisogno o di necessità dei lavoratori. In pratica tutto quello che è avvenuto, nel nostro polo logistico, ai danni di lavoratori operanti nella TNT.
Il testo si divide in due specifici ambiti, quello sull’integrazione dei lavoratori e quello sulle pene e le sanzioni. Per quanto riguarda il primo ambito, si intende promuovere genericamente l’integrazione dei lavoratori stranieri e di quelli disoccupati o svantaggiati. E’ prevista, però, la sottoscrizione di un’intesa tra ministero del Lavoro e i centri per l’impiego per istituire dei corsi di lingua italiana per lavoratori stranieri e per avviare iniziative e campagne informative sulle disposizioni previste da questa legge. Per quanto riguarda, invece, le pene e le sanzioni è stato fatto un lavoro di aggiornamento e di adeguamento dell’articolo 603 del Codice penale prevedendo che chiunque svolga un’attività organizzata di intermediazione reclutando manodopera o organizzando un’attività lavorativa caratterizzata da sfruttamento sia punito con la reclusione da cinque a otto anni e con la multa da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato.
L’indice di riferimento dello sfruttamento è costituito dalla sistematica retribuzione dei lavoratori in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro; la violazione della normativa sull’orario di lavoro, riposi, ferie e aspettative; la non applicazione delle normative sulla sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro in una misura tale da esporre i lavoratori a pericoli per la salute e l’incolumità personale; la sottoposizione a condizioni di lavoro, metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative particolarmente degradanti. Sono state definite, inoltre, pene e sanzioni per tutti quei datori di lavoro che si servono di manodopera reclutata dai caporali per i quali è prevista la reclusione da tre a sei anni e la multa da 1.000 a 2.00 euro. Importanti sono anche le conseguenze cui andranno incontro coloro che si macchieranno di questo reato, che saranno esclusi per un periodo di due anni da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi da parte dello Stato, di altri enti pubblici e anche dell’Unione europea. Si tratta, quindi, di un provvedimento ampio e dettagliato che da solo dovrebbe servire per stroncare il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori.
Ora, però, il ddl deve arrivare il prima possibile alle Camere, a tale proposito facciamo appello anche ai parlamentari piacentini, con la speranza che la politica italiana non ci regali l’ennesima delusione.
Renzo Scoglio (Segretario provinciale Flai Cgil)
Marco Carini (Segretario provinciale Fillea Cgil)