«Montale ha avuto un indubbio vantaggio dal nuovo assetto viabilistico. Nel centro vi si può accedere di più e meglio di prima. Se poi si dovrà riaprire la via Emilia o apportare dei correttivi siamo disposti a parlarne, ma di certo in questo caso mi aspetterei il pronunciamento di qualcuno».
Per Ignazio Brambati, quel “qualcuno” sono ad esempio «tutti quei cittadini che in questi anni avevano dato indicazioni in linea con la revisione». Oppure ancora organismi come «l’Aci, il Soccorso medico o l’Ordine dei medici e dei pediatri le cui teorie antiinquinamento da anni vanno nella direzione di spostare le arterie viabilistiche il più lontano possibile dai centri abitati».
Per l’assessore alle Opere Pubbliche, dunque, la protesta dei 226 dipendenti di diverse attività commerciali di Montale – che da quando è stata modificata la viabilità «hanno subito un forte tracollo» non ha motivo di essere. «Ci sono state quattro assemblee pubbliche e la gente era a conoscenza del progetto. Il Comune ha tutte le carte in regola» spiega Brambati.
«La nuova opera funziona benissimo – continua l’assessore – la tangenzialina ha raccolto una media giornaliera di 18mila veicoli che viaggiavano prima sulla via Emilia a ridosso dei centri residenziali e commerciali della zona. Inoltre l’accesso alla frazione è garantito da tutti i lati, anche meglio di prima». La riprova? «Proprio l’altro giorno sono stato a mangiare nella pizzeria (La Siesta, ndr) ed era stracolma di gente».
Per il Comune questo avvio, seppur ancora sperimentale, «sta confermando che abbiamo fatto una scelta corretta». Nessuno spazio per correttivi? «Se ci sarà una nuova assemblea pubblica, come pare, sarà nostro impegno ascoltare la posizione dei commercianti. Se hanno cambiato idea e rivogliono la via Emilia è legittimo, ma allora mi aspetto che intervengano anche tutti coloro che fino ad oggi chiedevano di dirottare il traffico all’esterno del centro abitato».
Una posizione che trova concorde anche il collega alla Mobilità Pierangelo Carbone, anch’egli destinatario della lettera di protesta insieme con il sindaco Roberto Reggi e l’assessore al Commercio Katia Tarasconi (proprio domani una delegazione porterà la raccolta di firme al sindaco). Anche Carbone non chiude al dialogo, ma affronta anche un altro aspetto, quello della sicurezza. remetendo che il Comune nel 2003 divenne regista di un unico piano che mettesse insieme tre progetti (i primi centro metri da Torre Razza come opere di urbanizzazione del polo logistico, il successivo chilometro e trecento metri a carico della coop Mirandolina che costruì anche la rotatoria centrale e la rotatoria sotto la tangenziale dell’Ipercoop). «Vorrei che fosse chiara una cosa a chi parla di riapertura della via Emilia – spiega l’assessore alla Mobilità – non basta togliere i new jersey all’imbocco della via dalla rotonda di Torre Razza (la prima che si incontra arrivando da Pontenure). Se oggi li togliessimo non potremmo tenere tutta la via Emilia a doppio senso. Per ragioni di sicurezza quello è un nodo impraticabile e rischioso perché non può funzionare un solo ingresso. Quella che stiamo facendo con gli uffici è una valutazione più ampia. Occorre caloclare che dalla Torre Razza ci sarebbe un senso unico di 400 metri e non basta una semplice segnaletica