Successo di Agriturist: modificato il metodo calcoli dei pasti

Gianpietro Bisagni, Presidente di Agriturist Piacenza, l’Associazione degli agriturismi di Confagricoltura, incassa il successo di mesi di lavoro condotti su base territoriale e regionale. Sin dalla sua introduzione, la legge regionale n.4 del 2009, che nel complesso era stata salutata positivamente dagli operatori perché codificava e normava alcuni aspetti ancora nebulosi nella legge precedente, aveva però suscitato la levata di scudi di Agriturist per ciò che concerneva il criterio di calcolo dei pasti autorizzati.

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“Dopo 18 mesi d’insistenti richieste e sollecitazioni da parte della nostra associazione – spiega Bisagni – la Giunta Regionale ha approvato le modifiche alla circolare applicativa della l.r. n.4/09 sull’agriturismo entrata in vigore nel novembre del 2009. Si tratta del documento che regola la normativa agrituristica e fra le varie novità introdotte, annulla l’obbligo, da parte delle aziende agrituristiche con ristorazione, di calcolare il volume massimo d’attività mensile sul dodicesimo del numero di pasti annuali autorizzato. Quest’obbligo, che abbiamo sempre contestato – spiega Bisagni – non consentiva di valorizzare le produzioni agricole aziendali nei periodi di produzione perché, non tenendo conto della specificità delle produzioni agricole, che sono concentrate nei mesi tardo primaverili-estivi e del flusso turistico che privilegia i mesi estivi rispetto ai mesi invernali, imponeva un calcolo matematico imbrigliando, di fatto, le potenzialità delle nostre aziende e penalizzando, paradossalmente, chi veramente valorizza la multifunzionalità dell’azienda agricola, con impatti disastrosi soprattutto sulle aziende di dimensioni più contenute e nelle zone di collina e montagna, che certamente vedono un fermo quasi totale dell’attività agrituristica nei mesi invernali”.

Confagricoltura rimarca, contestualmente, l’occasione persa per codificare la valorizzazione delle carni d’ungulato abbattuti nel nostro territorio. Da tempo si chiede al legislatore di considerare una parte delle carni d’ungulati, acquistate presso i centri di lavorazione riconosciuti dalla regione, come prodotti aziendali e capaci quindi di contribuire al raggiungimento della percentuale di materie prime fissate per legge.

Quest’importante proposta avrebbe soddisfatto due ordini di aspettative: facilitare le aziende agrituristiche, soprattutto delle aree più svantaggiate della nostra regione nel raggiungimento della percentuale del 25% di materia prima aziendale fissate per legge e valorizzare le carni certificate degli ungulati abbattuti nel nostro appennino all’interno di un circuito, reso molto trasparente dalla documentazione rilasciata dai centri di lavorazione. “E’ comunque doveroso – conclude Bisagni – ringraziare l’Amministrazione Provinciale e quella Regionale che hanno compreso le nostre ragioni ed adeguato l’applicazione della norma. Nel frattempo, da parte nostra, continueremo a tenere alta la nostra attenzione per migliorare l’applicazione della legge e stimolare i nostri Associati al rispetto dei limiti previsti favorendo lo svolgimento dei controlli previsti”.