Piacenza. Continua l’appuntamento monografico del Cavaliere Azzurro Festival con i grandi monologhisti italiani, protagonisti del teatro di narrazione. Dopo Dario Fo, Gioele Dix, Stefano Benni, non poteva mancare un’artista che ha con Piacenza un particolare legame: Lella Costa.
Lella Costa torna a Piacenza lunedì 18 luglio alle 21,20 a Palazzo Farnesecon un omaggio alla città a cui propone una galleria antologica dei suoi personaggi più amati, sofferti, vissuti: da Amleto a Traviata da Alice a Euridice …
“Per me questo spettacolo, che è un vero e proprio percorso professionale, è un momento di grande gioia e soddisfazione: mi sento come le compagnie all’antica italiane, quelle che giravano con diversi spettacoli in cartellone, pronti a mettere in scena quello che il teatro, o il pubblico, richiedeva. C’è la continua verifica dei mutamenti, sia miei come autrice e interprete, che del mondo intorno; c’è lo stupore e il divertimento di notare che cosa è “invecchiato” irrimediabilmente (molto attualità, ma molto di più la cosiddetta satira politica), e che cosa invece sfida il tempo e i tempi, che notoriamente cambiano. E poi ci sono le cose nuove, più recenti: piccoli spunti, battute legate a eventi effimeri (e che quindi durano un paio di repliche, niente di più: nulla è più patetico di una battuta invecchiata), cose scritte magari per altri spettacoli e mai utilizzate, insomma il gioco continuo dell’incastrare e sovrapporre storie. Che, se non pecco di immodestia, è il mio mestiere. E quelli che dicono che è il più bello del mondo, bè, aspettano invano di essere smentiti”.
Lella Costa
Il pubblico la conosce come una delle più brillanti monologhiste italiane che ha fatto del femminismo e del femminile la sua chiave di volta. Un’intellettuale concreta e particolare, sempre impegnata, ma forse poco coronata ed elogiata per la sua intensa e poliedrica attività. Grazie ai suoi successi, l’attrice milanese è riuscita a intersecare personaggi del nostro immaginario collettivo dandone nuova natura, più complessa e approfondita nelle proprie necessità. Sporadicamente prestata al cinema, è invece un’ottima doppiatrice di donne che si scontrano, in soap operas e telenovelas, contro un mondo maschile.
La monologhista
Gabriella Costa, conosciuta semplicemente come Lella, nasce nella Milano del 1952. Lì cresce e studia. Si laurea in Lettere, ma non le basta, vuole fare l’attrice e così si iscrive all’Accademia dei Filodrammatici, uscendone diplomata. Inizia a recitare a partire dagli Anni Settanta, accanto a Massimo De Rossi e proprio con quello che sarà il primo dei suoi tanti monologhi debutta nel 1980, a teatro. Si tratta di “Repertorio, cioè l’orfana e il reggicalze” di Stella Leonetti. A seguire ne verranno molti altri e alcuni anche scritti di suo pugno (altri invece avranno la firma di grandissimi scrittori italiani contemporanei come Alessandro Baricco o saranno supportati dalle musiche di Ivano Fossati): “Adlib” (1987); “Coincidenze” (1988); “Malsottile” (1990), “Due, abbiamo un’abitudine alla notte” (1992); “Magoni” (1994); “Stanca di guerra” (1996); “Un’altra storia” (1998); “Precise parole” (2000); “Traviata, l’intelligenza del cuore” (2003); “Alice, una meraviglia di paese” (2003); “Sherazade” (2005); “Amleto” (2007) e “Ragazze” (2009). Altre esperienze teatrali le fa con il cabaret, portando testi di Patrizia Balzanelli, Renzo Rosso e Mrozek, ma non sono esclusi anche altri impegni lavorativi che prevedono la sua presenza in radio e in televisione (“Ieri Goggi e domani”, “La tv delle ragazze”, “Ottantanonpiùottanta”, “Omnibus”, “Fate il vostro gioco”, “Il gioco dei nove” – durante il quale si diverte in esilaranti siparietti comici con Teo Teocoli -, “Maurizio Costanzo Show”).
Le sporadiche esperienze cinematografiche
Apprezzata da critica e pubblico, lavora con Ninni Bruschetta, Francesco Calogero e Donald Ranvaud alla pellicola Visioni private (1989) con Patrick Bauchau, Cyd Charisse e Tatti Sanguinetti. Ma il cinema le ritaglia minuscole parti, fatta eccezione del bello e atipico Ladri di saponette (1989) di Maurizio Nichetti, con Renato Scarpa ed Ernesto Calindri, all’interno del quale veste i panni della segretaria della TV.
Il doppiaggio
Molto più importante è il suo rapporto con il doppiaggio. Lella Costa, lo confessa lei stessa, si diverte molto a prestare la sua voce ad attrici come Janet Bemay, Priscilla Barnes, Kim Zimmer, Rose Alaio in telefilm (Remington Steele, Tre cuori in affitto) e soap operas e telenovelas (Sentieri, Marina). Ma è sua anche la voce della Befana nel cartone animato italiano La freccia azzurra (1996) e quella della gallina Marta, fidanzata di Lupo Alberto (1998), doppiato invece da Francesco Salvi.
Il topo da biblioteca
Socialmente attiva nella fondazione Emergency (per il quale ha offerto la sua voce in vari spot), è anche una presenza fissa del Festivaletteratura di Mantova, alla luce della sua immensa passione per i libri, fra cui spiccano delle e proprie infatuazioni per autori come Salinger, Shakespeare, Italo Calvino, Samuel Beckett, Emily Dickinson, Elsa Morante, Virginia Woolf, Natalia Ginzburg. Alla luce di questo, la Costa è anche autrice di libri: “La daga nel loden” (1991); “Che faccia fare” (1998); “In tournée” (2002); “Leviamo le tendine” (2006); “Amleto, Alice e la Traviata” (2008) e “La sindrome di Gertrude. Quasi un’autobiografia” (2009).
Le qualità recitative
Lella Costa è una delle regine del nostro teatro italiano. Sa essere esasperata, aggressiva, ambivalente e incastrata fra candore e crudeltà, decisa da una parte e fragile e vulnerabile dall’altra. Un mostro sacro che il cinema, come avviene spesso in questa nostra Italia, si lascia sfuggire e non offre grandi opportunità di recitare davanti a una cinepresa.