Proseguono le opere di salvaguardia, di conservazione e di valorizzazione del nostro patrimonio storico, artistico, culturale e architettonico finanziate dalla Banca di Piacenza.
Partirà infatti a breve il restauro degli affreschi del presbiterio dell’Oratorio intitolato alla Vergine delle Grazie a Castelsangiovanni.
Tipico esempio dell’architettura rinascimentale, l’Oratorio è comunemente conosciuto come Chiesa della Torricella o anche Chiesa dei Sacchi. Il primo nome deriva dall’appellativo che qualifica i cappuccini laici di Santa Maria in Torricella, alla cui Confraternita venne affidata fin dall’origine la reggenza dell’Oratorio; anche il secondo nome è legato alla Confraternita stessa dato che i cappuccini, nei secoli scorsi, erano popolarmente chiamati “i Sacchi” per le cappe di canapa color marrone indossate durante le funzioni e nelle processioni.
I cappuccini della Confraternita – retta dal parroco della parrocchia di San Giovanni Battista di Castel San Giovanni, mons. Lino Ferrari – erano dediti alla cura dei carcerati e all’assistenza dei condannati a morte. Dall’Oratorio in cui aveva sede la Confraternita partivano solitamente i cortei in occasione delle visite pastorali e le processioni pubbliche per invocare la pioggia in tempo di siccità o per onorare statue della Vergine.
I lavori di costruzione dell’Oratorio, interamente realizzato in mattoni, iniziarono nella seconda metà del XVI secolo (secondo alcune fonti nel 1576, anno in cui l’allora vescovo di Piacenza, Paolo Burali, decise di affidarne la reggenza alla compagine castellana della Confraternita di Santa Maria in Torricella) grazie alle offerte raccolte tra i contradaioli del rione Fornace, anticamente posto presso la Porta Piacentina. Soltanto verso il 1609 i lavori per la costruzione del tempio sacro vennero completati. Nella parte posteriore dell’Oratorio, alle spalle dell’abside, venne anche realizzato un piccolo cimitero riservato ai defunti senza sacramenti.
La chiesa, di modeste dimensioni, è ad una sola navata con due sacelli laterali, uno dedicato a San Carlo Borromeo ed uno a Sant’Agnese. Tra il 1618 ed il 1620 venne realizzato il coro ligneo sopra il portone d’ingresso mentre nel 1624 venne eretto il nuovo campanile, al posto dell’originale torretta campanaria, su disegno di Gian Franco Olza. Durante il periodo napoleonico l’Oratorio venne chiuso al culto ed utilizzato come deposito ed ospedale per le truppe francesi. Un oblio che ebbe fine soltanto nel 1923 per iniziativa di monsignor Aristide Conti, che fece restaurare la chiesetta successivamente consacrata dal vescovo Ersilio Menzani.
Gli affreschi del presbiterio, raffiguranti scene religiose e architetture fantastiche e realizzati nei primi decenni del XVII secolo con la tecnica del trompe-l’oeil, sono ricoperti da deposito di polvere, deturpati da crepe e distacchi cromatici e ammalorati da infiltrazioni e macchie di umidità. L’intervento di restauro, sotto la direzione del dottor Davide Gasparotto della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Parma e Piacenza, sarà realizzato dalla ditta Stilnovo Restauri di Daniele Ferrari.
Nell’Oratorio della Torricella, oltre alla celebrazione della messa domenicale, vengono abitualmente festeggiate le solennità di San Francesco d’Assisi, patrono dell’asilo realizzato negli anni Trenta del secolo scorso sull’area retrostante la chiesa, di Sant’Agnese, patrona dei barcaioli del Po, e della Madonna del Carmine. L’ultimo sabato di ogni mese viene inoltre celebrata la messa in latino.