«Nulla è cambiato». Sono amare le conclusioni tratte dal presidente di Confapi Piacenza Pier Maria Mantelli al termine dell’Assemblea dei soci di oggi, che ha permesso all’associazione di via del Commercio di denunciare ancora una volta l’ immobilismo della politica. Una politica che non è stata in grado di recepire le proposte avanzate negli ultimi anni dagli imprenditori, dagli economisti e dai giuslavoristi, che troppo spesso si trovano a dialogare con un interlocutore sordo. Sordo di fronte alle richieste di «riduzione dell’ imposizione fiscale, di adeguamento delle infrastrutture, di rilancio delle grandi opere, di semplificazione burocratica, di riduzione dei costi energetici, di tempi certi nei pagamenti da parte delle istituzioni, di certezza del diritto e della pena, di riduzione dei costi della politica, di sviluppo nelle relazioni bilaterali e di supporto all’internazionalizzazione».
Tutti appelli caduti nel vuoto. «Purtroppo – ha chiarito Mantelli – anche la speranza di una inversione di tendenza nel breve, medio periodo sembra remota, indipendentemente da chi
governa o governerà il Paese. Infatti – ha aggiunto – senza entrare nel merito delle responsabilità, comunque trasversali, è evidente che la situazione attuale, considerando il debito e il deficit pubblico, può essere affrontata unicamente “con lacrime e sangue” per allontanare lo spettro della bancarotta». Dal presidente dell’associazione che a Piacenza rappresenta circa 180 piccole
e medie imprese è arrivata anche una bocciatura per la nuova manovra finanziaria. Per Mantelli, «non è inappropriato parlare di “macellazione sociale”, dato che, per il numero uno di via del Commercio, il pacchetto «produrrà sicuramente nuova disoccupazione e riduzione di posti di lavoro se corrisponderà al vero la sospensione del turnover per alcuni anni oltre alla
riduzione della disponibilità finanziaria delle regioni che concorrerà ad
incidere fortemente sul sociale».
Un esempio in fatto di risposta alla crisi, per Confapi, dovrebbe essere rappresentato dall’impegno mostrato dalle Pmi, offuscate da« svariati gruppi imprenditoriali ed economici che operano, a livello di lobby, con diverso impatto». Per Mantelli, l’operato della piccola e media impresa viene
forzatamente tenuto in scarsa considerazione per non permettere che «possano sostituirsi ai poteri forti che controllano la nazione». L’impegno della Pmi e di Confapi, dunque, considerando lo scenario, che per Mantelli a livello locale non lascia presagire nulla di meglio rispetto a quanto prospettato per il panorama nazionale, dovrà essere volto a «essere sempre più bravi e più esigenti nei confronti delle istituzioni facendo sentire la nostra voce anche e soprattutto associativa. Con l’augurio che il nostro meraviglioso Paese possa ritrovare il ruolo internazionale che gli compete sia a livello economico che politico».
OSCAR GIANNINO – Decisamente condiviso dai presenti l’intervento tagliente dell’ospite d’onore dell’Assemblea Oscar Giannino, il quale ha elogiato l’associazionismo, soprattutto in questo periodo di crisi: “Io credo profondamente nel fatto che il pluralismo dell’associazionismo d’impresa sia una forza del nostro paese. L’Italia ha nelle piccole imprese il suo punto di forza. Purtroppo esiste uno squilibrio nella rappresentanza, per cui le piccole imprese che sono la spina dorsale finiscono per aver un minor peso specifico ai tavoli nazionali.
Solo elogi, da parte di Giannino, a Confapi ma più in generale ai sindacati: “Devo dire la verità, tra le tante critiche che rivolgo quelle alle associazioni d’impresa sono le ultime. Negli ultimi tre anni di crisi sono diventato più generoso nel dare un giudizio sui sindacati italiani. In primis metto la Cgil, come coesione sociale e responsabilità nazionale dimostrate.
Non è mancata, infine, una critica alla manovra economica del Governo: “Uno degli errori è la legge ad aziendam, sono contrario. E’ una cosa in cui il Governo continua a cadere. Non si fanno leggi ad aziendam e chi ci rimette con il residuo di faccia che ha è il Governo stesso.
LE REAZIONI DEI PRESENTI – La politica nel mirino di Confapi. La stretta maggiore alle aziende, almeno stando a quanto emerso durante l’assemblea dei soci, sarebbe rappresentata dalle mancate decisioni da parte della classe dirigente di questo Paese. Alla conclusione dell’assemblea abbiamo chiesto ad alcuni imprenditori presenti la loro opinione, che è risultata quasi unanime nella ricerca di un colpevole: la politica.
Dal padrone di casa Pietro Casella (presidente di Formec Biffi), ad Antonio e Alfredo Cerciello, titolari della Nordmeccanica, il leit motiv era il medesimo: la politica non ha recepito i problemi che gli abbiamo esposto ed è sorda alle nostre richieste.