“Diciamo al governo che bisogna smetterla di accanirsi contro i Comuni. Non è conveniente neanche per lo Stato, per due motivi: innanzitutto perché siamo responsabili solo dell’8% della spesa pubblica, e in secondo luogo perché questo atteggiamento determina un continuo accrescimento della conflittualità nelle nostre comunità, già riscontrabile nella riduzione del consenso dei sindaci in passato complessivamente più alto”. Lo ha affermato a Ischia il sindaco di Piacenza e vicepresidente dell’Anci, Roberto Reggi, nel corso del convegno Ifel sulla Finanza locale che si è svolto in questi giorni, cui il primo cittadino ha preso parte come relatore.
Dodici mesi dopo la manovra dello scorso anno e alla vigilia della nuova riforma da 40 miliardi, Reggi ha fatto, durante il suo intervento, il bilancio dei gravi effetti che hanno colpito le casse comunali: “La riduzione dei trasferimenti – ha detto – l’asfissiante Patto di stabilità e i tagli lineari indifferenziati in assenza di autonomia, hanno portato alla stabilizzazione delle spesa corrente, alla riduzione drastica degli investimenti con notevoli effetti negativi sulle economie locali e sulle opportunità di lavoro, ma anche al blocco dei consistenti residui nei bilanci degli enti più virtuosi nonché all’aumento dei ritardi nei pagamenti nei confronti dei fornitori privati, essendo a loro volta i Comuni vittima dei rimandi da parte dei livelli di governo superiore”.
“Ci spiace constatare – ha commentato Reggi – che noi sindaci l’avevamo detto, ma ancor più ci è sgradito vedere che non viene fatto alcunché per modificare questa situazione che porta ulteriore depressione al Paese e non sfrutta un potenziale elemento di sviluppo quali sono gli enti locali, sui quali abbiamo il forte timore si scarichi ancora una volta l’imminente manovra fiscale”.
Nel suo intervento Reggi ha indicato alcune prospettive future per il cambiamento: “Occorre passare dal patto di stabilità al patto per lo sviluppo per sostenere la crescita, usando le risorse che si sono generate dal surplus di obbiettivo pari a 1 miliardo, contrastando efficacemente l’evasione fiscale e introducendo meccanismi premiali per le amministrazioni più virtuose”.
“Così come configurato – ha sottolineato il primo cittadino – questo federalismo necessita di fare il tagliando anche se ha fatto chilometri zero. Il modello attuale genera troppe incertezze nei trasferimenti da fiscalizzare, nasconde riduzione di risorse consolidate e aumenta il carico fiscale perché non è associato a una riduzione generale della fiscalità”.
“La strada da seguire – ha concluso Reggi – è il mantenimento del legame di responsabilità con le comunità ossia con chi decide, tassa di soggiorno e imposte su seconde case per esempio non vanno in questa direzione. Occorre invece un federalismo vero e non solo di facciata, contenendo al massimo anche gli enormi fondi di riequilibrio che gestiti ancora volta dal governo centrale svuotano di fatto il senso del federalismo stesso. Basta insomma all’accentramento delle opportunità e al decentramento delle disgrazie”.