E’ stata arrestato oggi l’imprenditore piacentino Gian Guido Bonatti. L’uomo, classe 1943 è stato arrestato insieme all’immobiliarista bolognese Vittorio Casale, già noto alle cronache per essere stato coinvolto nelle vicende dei “Furbetti del quartierino” e nella scalata bancaria Bnl Unipol e Antonveneta. Per loro, insieme all’altro socio: Francesco Vizzari, nato a Napoli nel 1966 le accuse della Guardia di finanza di Milano sono di bancarotta fraudolenta patrimoniale, alla quale si aggiunge anche quella documentale. Vittorio Casale, in particolare, imprenditore dal passato burrascoso, avrebbe gestito quattro società di trading immobiliare, realizzando plusvalenze, compravendite e distribuendo dividenti tra altri soggetti, ma senza versare nella casse del fisco circa 20 milioni di euro. Casale e soci, per non pagare le tasse sulle transazioni, avrebbero creato una società fittizia, nella quale riversare i debiti, la cosiddetta “Scatola vuota” e avrebbero spostato la sede a Milano. E’ qui che le fiamme gialle hanno scoperto il raggiro e avviato le procedure per il loro arresto. Quello di Gian Guido Bonatti avvenuto proprio a Piacenza.
MAGGIORI DETTAGLI – Gli arresti sono stati eseguiti dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza per ordine del giudice per le indagini preliminari Fabrizio D’Arcangelo, su richiesta dei pubblici ministeri Luigi Orsi e Gaetano Ruta. Oltre a Casale, gli arrestati sono, nello specifico: Francesco Vissari e Gianguido Bonatti, uno dirigente dell’immobiliare Opere spa e l’altro titolare della società fantasma SKT. Le Fiamme Gialle hanno effettuato perquisizioni a Roma e a Piacenza nelle abitazioni e nelle sedi delle società riferibili ai tre. Al centro dell’inchiesta ci sono almeno una quindicina di operazioni di trading immobiliare tra cui l’acquisto e la vendita di un immobile in piazza Castello a Milano e piazza del Parlamento a Roma. L’operazione di trading dell’immobile in piazza del Parlamento 18 a Roma è stata valutata attorno ai 60 milioni di euro.
GIAN GUIDO BONATTI E IL PERICOLO DI FUGA – Nel caso dell’imprenditore piacentino, i magistrati ritengono che almeno nel suo caso una possibile fuga sia “dimostrata” da una serie di circostanze. Innanzitutto l’aver cercato di schivare la notifica delle istanze di fallimento quando gli vennero notificate a Piacenza e i buoni contatti su cui può contare in Svizzera.
Ma sarebbe emersa anche un’intercettazione verso un soggetto prossimo alla partenza per il Sud Africa, del marzo 2008, nella quale Bonatti avrebbe affermato di non porterlo seguire. Ma in seguito aggiunge: “Sto concludendo però… Quelle vicende per cui riesco probabilmente a trovarmi con la lira”. Chiede inoltre se il suo interlocutore sappia di attività all’estero da rilevare. “Saremmo due o tre che vorremmo far baracca e burattini… Per andar giù con un’idea… Ma anche turistiche… Un bar sulla spiaggia, un ristorante, un alberghetto, un distributore di benzina…”.
A fondo pagina l’audio del Capitano Claudio Molinari della polizia tributaria della Guardia di Fiananza di Milano che delinea la figura degli arrestati ed il metodo usato per aggirare il fisco.