Piacenza. “Per combattere la paura dei consumatori serve la massima trasparenza sui prodotti”; noi, dichiara il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi, abbiamo la certezza di come lavorano i nostri agricoltori e l’efficienza dei controlli sanitari confermano che l’ortofrutta italiana è sicura, come ha ribadito anche il ministro Fazio; ma dobbiamo sensibilizzare il territorio ad applicare correttamente la normativa già in essere”.
La psicosi del batterio killer ha causato ingenti danni economici al settore e dall’inizio dell’epidemia i produttori ortofrutticoli hanno visto svanire il risultato di un intero anno di lavoro proprio nel momento della raccolta; ad essere maggiormente colpiti sono stati i cetrioli, ma un effetto traino negativo si è avuto anche per pomodori, insalate, broccoli, zucchine, verze ed altri tipi di vegetali con un calo nei consumi stimato in media pari al 20 per cento che ha portato l’ammontare delle perdite economiche ad un valore superiore ai 100 milioni di euro.
“Negli ultimi anni, evidenzia Bisi, abbiamo assistito sempre allo stesso fenomeno: emergenze alimentari che arrivano dall’estero, ma con conseguenze economiche ingenti sulla nostra agricoltura. Dalla mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla melamina a quello tedesco alla diossina ma anche grano canadese dall’ocratossina e olio di semi ucraino contaminato da idrocarburi, gli allarmi provenienti dalle diverse parti del mondo si sono moltiplicati negli ultimi dieci anni con pesanti effetti sull’economia”.
Ormai l’intero sistema Paese, prosegue il Presidente, dovrebbe aver capito che l’indicazione obbligatoria dell’origine su tutti i prodotti è indispensabile e speriamo che anche l’Europa se ne renda conto velocemente perché non possiamo più aspettare. Un ulteriore problema è la trasparenza e l’immediata riconoscibilità da parte del consumatore dell’origine del prodotto. Su questo il recente decreto presentato dal Ministro Romano, rispetto alle dimensioni dei caratteri e il posizionamento della dicitura dell’indicazione di origine sulle etichette per gli alimenti che già la prevedono, è fondamentale”.
“E’ indispensabile, sottolinea Marco Crotti presidente di Cio – Consorzio Interregionale Ortofrutticoli, che l’origine italiana indicata sui prodotti sia subito visibile dal consumatore, per consentirgli di fare una scelta consapevole. Nelle nostre strutture di trasformazione abbiamo adattato il packaging a questa esigenza e in ogni confezione di prodotto, anche nei trasformati in cui l’origine non è obbligatoria, è ben evidente l’italianità del pomodoro.
Il consumatore sia in Italia che all’estero cerca l’italianità, ma deve trovarla immediatamente mentre va a fare la spesa; e quando parliamo di origine, continua Crotti, è bene sottolinearlo, intendiamo il paese di provenienza in cui viene coltivato il prodotto agricolo, la materia prima utilizzata nella trasformazione e non il Paese di confezionamento. Per chiarire “confezionato in Italia è cosa diversa da coltivato in Italia”
“Su questo aspetto, conclude il presidente Bisi, possiamo tutti fare tanto. Innanzitutto le istituzioni, le rappresentanze economiche e gli enti preposti ai controlli dovrebbero verificare che la normativa venga applicata correttamente. Visto che nell’ortofrutta fresca l’origine è obbligatoria è indispensabile che tutti, dettaglianti e grande distribuzione rispettino la normativa. Troppo spesso nelle cassette e nei banchi dell’ortofrutta l’origine è confusa o poco visibile e il consumatore è costretto ogni volta chiedere la provenienza.
Indicare chiaramente l’origine è un vantaggio per tutta la filiera e la nostra Organizzazione si attiverà per fare in modo che effettivamente gli enti preposti lavorini in sinergia per l’intero sistema”.