Il ricordo va direttamente a sabato scorso, al pubblico che ha gremito lo stadio Garilli per sostenere il Piacenza in questi play-out di campionato. La gente, le bandiere, i cori, il tifo di una volta, una città, la sua dignità e la sua squadra. I vecchi campioni che non muoiono mai. Uno su tutti, Giampiero Piovani, in curva a incitare una squadra che ha bisogno di ossigeno, di aiuto, ma soprattutto ha bisogno di tutti noi, in questo periodo così difficile per il nostro Piace.
I conti e le somme li tireremo a partire da domenica mattina. Per ora no, è giusto stare accanto alla squadra, ai giocatori, al Piacenza che vorremmo potesse disputare l’anno prossimo ancora un torneo di serie B. E allora l’invito mio a tutti i piacentini è quello di seguire la loro squadra anche a Bergamo, per tifare Piacenza, perché questi ragazzi meritano tutto il nostro apporto.
La dignità, già, la dignità. Un concetto che è uscito nei giorni scorsi anche sulla stampa locale. Al Garilli, nella gara d’andata, la città ha ritrovato quella dignità che ha sempre avuto nei momenti duri e in quelli belli. Un senso di appartenenza, il bisogno di tirar fuori ciò che abbiamo dentro. L’orgoglio di essere piacentini, autentici e vicini alle cose che ci stanno a cuore. Perché questa città sa anche avere un grande cuore, e lo ha dimostrato in tante occasioni, nel calcio come nella vita, nel presente come nel passato. Emblematico è il legame con l’Unicef, che campeggia anche sulle maglie dei biancorossi: una scelta di solidarietà che rende la nostra squadra unica nel panorama del calcio professionistico.
L’altra sera, allo stadio, si respirava un clima difficile, di consapevolezza, perché occorrerà il miracolo per ottenere un successo contro l’AlbinoLeffe. Dobbiamo comunque provarci, crederci, dimostrare di essere al fianco di chi scenderà in campo, all’allenatore e alla società, fino in fondo. Con una speranza flebile ma vera, perché comunque vada Piacenza non può perdere la propria dignità e il proprio orgoglio.
Ci siamo, e saremo anche Bergamo. Per tifare Piace così come per dire a noi stessi che siamo ancora oggi l’espressione di una città che nel giugno del 1993 festeggiò una storica promozione in serie A, e che l’anno dopo allo stadio della Galleana consacrò, nonostante una retrocessione ingiusta, i propri protagonisti sostenendoli con affetto e con entusiasmo.
Questo, siamo. Generosi e concreti, in grado di valorizzare noi stessi, ma soprattutto chi ci rappresenta, nel bene e nel male, con determinazione, con passione e con tanta onestà. Un’onestà che serve soprattutto al calcio, in questi giorni bui.
Forza ragazzi.
Roberto Reggi
Sindaco di Piacenza