Nessun comportamento scorretto, né procedure illegali. «Forse ho sbagliato, ma non l’ho fatto per esercitare abusivamente la professione. L’ho fatto per chiudere le pratiche, per avvertire i clienti, alcuni dei quali avevo dirottato da altri colleghi, ed evitare altre denunce». E’ la difesa di Monica Miserotti, l’avvocato accusato di infedele patrocinio, truffa, appropriazione indebita ed esercizio abusivo della professione. Tutti fatti che sarebbero stati commessi, secondo l’accusa, tra il 2007 e il 2009. Miserotti avrebbe detto ai clienti che le cause andavano bene, quando in realtà non era così o non si erano ancora concluse. Il legale ieri per la prima volta è stato sentito in aula e ha risposto al fuoco di fila delle domande avanzate dal pubblico ministero Antonio Colonna e dagli avvocati delle parti civili, ma anche del giudice Laura Stoppini, che le hanno contestato condotte illecite e svolgimento di alcuni atti anche dopo il gennaio 2009, quando Miserotti era stata sospesa (nel marzo del 2010, la procura le sequestrò lo studio). L’avvocato ha detto di aver vissuto un lungo periodo di confusione che ha portato alla disorganizzazione dello studio (particolare già emerso nella prima udienza). La prossima udienza vedrà la requisitoria del pm e l’arringa della difesa, poi, ci sarà la sentenza.