Sgominato giro di prostituzione che coinvolgeva anche Piacenza

La Polizia di Stato di Piacenza, la Questura di Teramo, la Sezione Polizia Stradale di Ascoli Piceno e il Commissariato di Crema, hanno emesso otto ordinanze di custodia cautelare, nell’ambito dell’operazione “Trolley”, contro lo sfruttamento della prostituzione. Le indagini, partite da Crema nel marzo 2010, hanno consentito di smascherare un’organizzazione di nigeriani e italiani, accusati di tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e favoreggiamento all’immigrazione clandestina.

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Il gruppo avrebbe costretto sei nigeriane a prostituirsi, dopo avergli offerto il viaggio verso Lampedusa, passando dalla Libia, per poi assicurargli un permesso di soggiorno per motivi umanitari. I soldi guadagnati dalle donne venivano poi requisiti dai malviventi come pagamento.

La prima delle due denunce è partita da una delle donne che ha tentato di allontanarsi dal giro ed è stata maltrattata fino ad avere il volto sfregiato in modo permanente.

A capo della banda una nigeriana classe ’81, J.O, ora in stato di arresto.

Coinvolti anche alcuni italiani: due di loro, tassisti di Ascoli Piceno, avrebbero accompagnato con i propri mezzi di servizio le prostitute sui luoghi previo pagamento.

In provincia di Piacenza è stato sequestrato il negozio Money Transfer di via Badia, di proprietà di un cittadino italiano che permetteva l’alloggio alle immigrate clandestine con compensi in denaro e prestazioni sessuali. Per lui è scattata l’arresto con l’accusa di favoreggiamento della clandestinità al fine di esercitare la prostituzione.

Obbligo di firma invece per un piacentino di 74 anni, ex carabiniere, che metteva a disposizione delle donne il suo appartamento in cambio di sesso.

Una donna classe ’70 è stata arrestata, mentre una venticinquenne  e un uomo del ’60 sono tutt’ora latitanti.

Le intercettazioni telefoniche hanno svelato inoltre l’esistenza di punti di raccolta di denaro da spedire in Nigeria attraverso canali alternativi non ufficiali e la presenza nei tabulati di un numero telefonico appartenente ad un ente piacentino, di cui l’indagine in corso per peculato.