Domenica 8 maggio 2011 il Milestone, il jazz club di via Emilia Parmense 27, torna a collaborare con il gruppo teatrale Le Stagnotte: sul palco il concerto narrato “Il Ritratto di Dorian Baker (un assolo per Chet)” con: Sara Marenghi e Cristina Spelta voci recitanti, accompagnate da Gianni Satta alla tromba e flicorno, Erminio Cella al pianoforte, Mauro Sereno al contrabbasso, Luca Mezzadri alla batteria, per la regia della Spelta e i testi di Matteo Labati. Lo spettacolo inizierà alle ore 21.30 (interi euro 8 – Soci del PcJC euro 6), ma già dalle 20:30 sarà possibile accedere al locale. Per l’occasione il bar del Milestone non effettuerà servizio, in modo da non distogliere l’attenzione dallo spettacolo.
La tromba di Chet Baker era una ragazza dalle gambe lunghe, attraversava le canzoni come un’indossatrice. Brillava: abbagliava, faceva chiudere gli occhi; era come ascoltare musica controsole. Era uno schianto: non ha messo una ruga, fino alla fine. Era lui, che le rubava tutte. Non avrebbe mai permesso alla sua tromba di accusare il tempo: il senso del tempo, quello era il suo dono, e suo sarebbe stato anche il sacrificio, allora. La tromba di Chet non ha mai smesso di sembrare nuova, mentre lui si usurava. E’ una variante perversa e rovesciata del mito di Dorian Gray: lui manteneva un volto immacolato e attraente, per sempre giovane, perché era il suo ritratto ad invecchiare e a portare traccia di ogni eccesso e malvagità del suo proprietario; Chet, al contrario, bello e levigato come la sua tromba, all’inizio, ha preferito rabbuiare e sconvolgere il proprio viso, per conservare ad ogni costo integra l’innocenza della sua tromba, e la sua luce: ha rinunciato alla sua bellezza, preferendogli quella della sua musica. Ha usato la sua faccia come un pozzo, nel quale scaricare i fondi delle emozioni, la parte tossica e corrosiva, la feccia del sentire, quella che avrebbe guastato il suono. A lui importava solo della musica. La sua faccia piaceva alle donne, non a lui. E le donne piacevano a lui, ma più che altro perché c’erano già; non avrebbe perso tempo, a cercarle lui. Non era il tipo. Lui era romantico solo per interposta tromba. Baker ha avuto mogli, amanti, amici, seguaci; sempre, ovunque: senza mai interrompere la propria solitudine. Solo la sua tromba potrebbe dire di avere davvero vissuto con lui; di essere stata davvero amata da lui. Solo lei sapeva chi era. Solo lei non ha mai smesso di essere importante. Lei, e la droga naturalmente (c’è sempre, un’altra, nella vita di un uomo): le donne della sua vita. Ne “Il ritratto di Dorian Baker” è proprio la tromba di Chet a sfogarsi, a dare vita ad una confessione esasperata ma innamorata, complice eppure gelosa, tanto onesta quanto trasognata, della sua vita baciando Chet.