Si apre un nuovo fronte nella battaglia contro Palazzo Uffici, cioé il progetto, cullato dall’amministrazione Reggi, di riunire gli uffici comunali all’ex Unicem. Due piacentini – il consigliere della Circoscrizione 1 Mauro Saccardi e Sara Molinari – hanno infatti promosso un ricorso straordinario niente meno che al presidente della Repubblica chiedendo «l’annullamento della delibera del Consiglio comunale del 22 novembre 2010 con cui è stata approvata in via definitva la variante al Piano Regolatore».
Secondo i riccorrenti la delibera impugnata «appare in contrasto con quanto disposto dal Ptcp e quindi assunta in violazione all’articolo 20, c.6 del decreto legislativo 267/2000 che imponeva al Comune stesso di adeguare il proprio strumento urbanistico al Ptcp entrato in vigore il 29 settembre 2010 e quindi ben due mesi prima dell’adozione della variante impugnata».
Nel caso in esame, infatti, viene sottolineato che tra i beni elencati nell’atto contestato ben cinque sono posti nel centro storico e utilizzati come sede di uffici comunali (via Verdi, via Scalabrini, via Taverna, Palazzo Olivetti e viale Beverora). «Per questi 5 immobili la variante – scrivono i ricorrenti – anziché mantenere la destinazione d’uso in atto (uffici comunali) così come previsto dal Ptcp, ha invece confermato o introdotto ex novo la destinazione urbanistica denominata “tessuto del centro storico”, destinazione che consente una vasta possibilità di usi che vanno dal residenziale al terziario (commerciale, pubblici esercizi, terziario diffuso). L’unica destinazione d’uso non prevista è proprio quella imposta dal Ptcp, vale a dire “uso uffici comunali” in quanto “destinazione d’uso in essere”». Ma c’è un altra ragione che ha indotto Saccardi e Molinari a chiedere l’annullamento della delibera. «L’atto impugnato appare anche in contrasto con la legge regionale 20/2000 che vieta nei centri storici “rilevanti modificazioni alle destinazioni d’uso in atto”. Pare infatti difficile negare che il trasferimento di tutto l’apparato comunale, con conseguente modifica della destinazione d’uso di tutti gli edifici del centro storico che attualmente lo ospitano, possa definirsi una modifica irrilevante per il centro storico e per i caratteri storico-culturali che ne hanno contrassegnato secoli di storia e che hanno visto il comune come elemento qualificante del centro storico medesimo».
Il ricorso risale a qualche giorno fa. Benché formalmente riferito al Presidente della Repubblica, il ricorso è in verità deciso dal Consiglio di Stato. Le caratteristiche che rendono ancora attuale questa tipologia di ricorso sono essenzialmente il fatto che il termine per ricorrere è più ampio di quello previsto per il ricorso giudiziale e che non è necessario il patrocinio legale. Si può ricorrere, come in questo caso, contro un atto amministrativo se questo è viziato per soli motivi di legittimità (art. 8 d.p.r 1199 1971), se si tratta. In base alla normativa va proposto entro 120 giorni dalla notificazione o piena conoscenza del provvedimento. I controinteressati possono entro 60 giorni presentare deduzioni e documenti.
Terminata l’istruttoria del Ministero, il faldone viene trasmesso al Consiglio di Stato per il parere.