Un rinvio a giudizio per estorsione e un proscioglimento per usura: questa la decisione del giudice per le indagini preliminari di Chiavari nei confronti di Antonio Levoni, accusato di aver finanziato, nel 1998, le attività di 2 gioiellieri per una cifra pari a 80 milioni di vecchie lire. Una prima vittoria per la difesa difesa quella del proscioglimento per usura, in un processo su cui grava l’ombra sempre più incombente della prescrizione che scatterà il 29 gennaio 2012, soltanto 3 mesi dopo la prima udienza davanti al giudice, fissata per la fine di ottobre.
Il rischio che la vicenda si concluda in un nulla di fatto è reale: non sono ancora state infatti preparate le liste dei testimoni che verranno chiamati a deporre e questo significa che è difficile stabilire quali saranno i tempi necessari per arrivare a sentenza. La vicenda dunque si arricchisce di un nuovo capitolo: già nel 1999 il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione, ma il giudice per le indagini preliminari (al tempo Alessandra Galli) non accettò e rinviò gli atti alla procura. Nel 2001 poi il processo era ricominciato con l’accoglimento dei due capi d’imputazione di cui sopra. Con la decisione di ieri del nuovo gip, Antonio Amisano, i reati contestati si riducono ad uno, quello di estorsione, che si sarebbe configurato nel riconoscimento di un debito con l’impegno a restituire il denaro.