Sciopero Generale, lo striscione piacentino aprirà la manifestazione

Presentato a Piacenza con un flash-mob lo sciopero generale del 6 Maggio indetto dalla Cgil: tutte le categorie di lavoratori che scenderanno in piazza insieme a precari, disoccupati e pensionati hanno creato un pre-corteo in sala Mandela dietro allo striscione della Camera del Lavoro di Piacenza che il 6 maggio alle ore 10,00 aprirà la protesta. Al pomeriggio del 6 maggio Piazza Cavalli cambierà nome sarà “Piazza del Lavoro”.

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E’ lo sciopero generale del 6 maggio, insieme ai temi dell’occupazione e della contrattazione, al centro dell’Assemblea Nazionale dei delegati e delegate della CGIL, che si è tenuta a Roma presso l’Auditorium della Conciliazione. Un’Assemblea che è stata aperta da un minuto di silenzio in memoria di Vittorio Arrigoni, il volontario pacifista italiano barbaramente ucciso a Gaza. Solidarietà è stata espressa anche ai magistrati Milanesi, dopo la comparsa sui muri della città dei manifesti: ‘Via le Br dalle procure’.
Oltre 2000 delegati e delegate, provenienti dai luoghi di lavoro più importanti del nostro Paese e da tante leghe dei pensionati, si sono ritrovati questa mattina a Roma per confrontarsi sui punti della piattaforma sulla quale è stato convocato dalla Confederazione lo Sciopero Generale del 6 maggio. Il senso dell’Assemblea di oggi, spiega Enrico Panini, Segretario organizzativo della CGIL, nel suo intervento introduttivo, “è quello di dare voce a quanti ogni giorno operano sui posti di lavoro, vivono nel territorio, e si trovano a fare i conti con una crisi che morde quotidianamente nella carne e con un governo che non vuole intervenire, anzi assume provvedimenti che vanno in una direzione esattamente opposta a quella che serve per risolvere i problemi”.
“L’unica cosa che non paga, mai, è la rassegnazione”, ha affermato Panini rivolgendosi ai delegati e le delegate “protagonisti” dell’Assemblea e ricordando gli straordinari risultati ottenuti solo grazie “all’impegno e la determinazione della CGIL”, in un periodo caratterizzato dai continui attacchi al diritto del lavoro e alla democrazia. Importanti risultati rappresentati innanzitutto dalla ‘riconquista’ per circa tre milioni e mezzo di lavoratori pubblici del diritto di poter eleggere, democraticamente, i propri rappresentanti, “si rafforza – ha dichiarato Panini – la battaglia della CGIL perché sui temi della democrazia sindacale e della rappresentatività si definiscano nuove regole”. Sul fronte contrattuale un “bel risultato” è stato raggiunto qualche giorno fa con il rinnovo unitario del contratto di lavoro delle Poste Italiane e che rappresenta “una battuta d’arresto nella sequenza di accordi separati degli ultimi mesi”. Altra conquista per tutta la società civile è la grande partecipazione alle manifestazioni di questi giorni per la difesa della dignità delle donne, della cultura, della Costituzione, per l’acqua pubblica, la pace e per dire basta con la precarietà, e che dimostrano che “pur in piena crisi, c’è vitalità e voglia di cambiare”.

Ora è il momento dello sciopero generale da preparare con “cura, impegno e determinazione” attraverso le tante iniziative e assemblee già in programma. La sfida che la CGIL lancia con la mobilitazione del 6 maggio è, precisa Panini “l’affermazione concreta che cambiare si può e che cambiare si deve; che non può essere sempre e tutto sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati, che si può uscire da questa crisi difendendo i diritti, imponendo una politica sociale ed economica più giusta”. A ribadire l’importanza dell’Assemblea di oggi in vista del prossimo sciopero è il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso che ha concluso i lavori. Nel suo intervento la leader del sindacato di Corso d’Italia ha sottolineato come il confronto di oggi tra i delegati e le delegate provenienti da tutta Italia è “un’occasione per riflettere sulle nostre rivendicazioni e sulla piattaforma alla base dello sciopero e costruire il clima necessario per la fase finale di preparazione”. Uno sciopero perchè “cambiare si può” e perchè “è indispensabile fermare il degrado e il declino del Paese”. Uno sciopero, ha proseguito Camusso, per chiedere che riparta un reale percorso di crescita, che invece le politiche “depressive” del Governo, riconfermate nel Documento economico finanziario e nel Pnr, sembrano precludere.
Partire quindi dal fisco e dal lavoro per riconquistare una giustizia sociale e per rilanciare l’economia del Paese. Serve elaborare, sottolinea Camusso “una seria politica fiscale che prelevi le risorse dove ci sono, quelle accumulate nei patrimoni e nelle transazioni finanziarie, dando maggiore fiato, invece, al lavoro dipendente e alle pensioni”. La CGIL “vuole parlare di fisco, perchè vogliamo parlare di unità del paese e di giustizia, che non sono i processi brevi”, ma “la redistribuzione delle risorse”.
Non può esserci lavoro senza diritti, questo il principio che verrà ribadito in tutti i luoghi di lavoro e nelle piazze il 6 maggio, perchè “lavoro, persona e suoi diritti sono un insieme inscindibile”, perchè “è dall’occupazione che si può decidere qual è la qualità e la prospettiva della crescita. Quando diciamo occupazione, pensiamo innanzitutto a quella che dobbiamo creare, che deriva dalle scelte di investimento, ma ci riferiamo anche a quella che dobbiamo difendere”

Inoltre, il Segretario Generale ha concluso il suo intervento rispondendo preventivamente alle critiche che facilmente verranno mosse alla mobilitazione proclamata per il 6 maggio: “ci diranno che è uno sciopero politico e vorremmo dirgli: provate a ripensare cosa vuol dire politica perchè ci pare che per voi quella parola non abbia più senso”. “Ci diranno – ha proseguito che faremo un danno durante la crisi, facendo perdere ore di lavoro. Vorremmo dirgli anche qui: guardino loro i danni che stanno facendo a questo Paese”. “Ci diranno – ha incalzato ancora Camusso – che ci sono sindacati responsabili e chi si oppone a prescindere. Anche qui vorremmo dirgli che la rassegnazione non ha mai portato bene a nessuno”. E la responsabilità della CGIL “è esattamente quella di aver scelto lo sciopero generale perchè è lo strumento con cui i lavoratori possono dire che cambiare si puo’. Il 6 maggio – ha concluso – svuoteremo i luoghi di lavoro: sarà una grande giornata perchè è sempre una grande giornata per questo Paese quando il lavoro prende la scena”.