Si e tenuta stamani in Provincia la terza seduta della Conferenza di pianificazione relativa al Piano Infraregionale delle attività estrattive.
Si è trattato di un momento nel quale le associazioni e le forze economiche e sociali, esaminati i documenti pianificatori, hanno portato il loro contributo conoscitivo e valutativo, cosi come previsto dall’art. 14 c.4 della legge regionale 20/2000.
I partecipanti e gli invitati hanno avuto la possibilità di illustrare i loro contributi.
Dopo l’introduzione dell’ass.re Barbieri, che ha evidenziato l’importanza della concertazione sia istituzionale sia con le associazioni, si sono registrati gli interventi dei partecipanti.
Emani Emanuele dell’ordine dei geologici dell’Emilia Romagna ha evidenziato la necessità di avviare corsi di formazione per tecnici comunali e direttori di cava in materia di ripristini dei territori interessati da escavazioni. “l’ordine professionale – ha sottolineato – come già accaduto in passato, mette a disposizione i propri esperti per l’avvio dei corsi”.
L’associazione industriali, per voce del vicepresidente Claudio Bassanetti, ha evidenziato i tanti aspetti positivi contenuti del Piano pur rilevando una sperequazione tra metro cubo estratto e metro quadrato da ripristinare “un rapporto ha detto Bassanetti – che è tra i più alti della regione”. Per l’associazione industriali, inoltre, è importante verificare presso l’Autorità di Bacino la possibilità di scavare in profondità anche nelle aree golenali, possibilità già concessa nelle aree prive di vincoli evitando così di incrementare le superfici oggetto di coltivazione.
Una altra questione fondamentale posta in luce da Claudio Bassanetti e condivisa da tutte le associazioni presenti, riguarda lo stoccaggio dei materiali provenienti da demolizioni. “Per favorire il recupero di materiali provenienti da demolizione occorre – ha detto Bassanetti – fissare i costi di mercato per lo stoccaggio delle macerie e semplificarne le procedure” – Infine il Vice Presidente di Confindustria Piacenza ha chiesto che, in sede di autorizzazione all’attività estrattiva, le Ditte dimostrino il possesso di sufficienti materiali per il corretto ritombamento delle cave coltivate. Dello stesso parere anche Davide Cignatta di Legacoop.
Il ripristino dei terreni è stato oggetto anche degli interventi dell’Ordine degli agronomi con il Claudio Piva e dell’Unione agricoltori. Per gli agronomi è importante che i progetti di ripristino e piantumazione delle cave ritombate siano affidate ad esperti e comunque a soggetti terzi rispetto ai direttori di cava e che i lavori ultimati siano sottoposti a verifica di qualità con gli opportuni collaudi.
Tempi autorizzativi, oneri regionali, percentuali di verde da ripristino sono stati al centro dell’intervento del rappresentante di Confapi, Armando Schiavi, mentre il Presidente dell’unione Agricoltori, Michele Lodigiani, ha chiesto che il suolo agricolo utilizzato per le cave, al termine dello sfruttamento torni alla sua prima destinazione e che siano inserite norme maggiormente dettagliate per i ripristini a “terreno agricolo”.
Il prossimo appuntamento con la Conferenza dei Servizi è fissato per il 10 maggio, seduta nella quale si illustreranno agli Enti Pubblici i contributi pervenuti dalle Associazioni.
L’assessore Barbieri, ringraziando per la partecipazione ha ribadito come sia importante che tutti i soggetti non solo contribuiscano alla condivisione del Piano ma si responsabilizzino anche in ordine alle scelte che verranno individuate.