La nuova legge di tutela dell’ambiente e di salvaguardia del territorio, nel settore delle attività estrattive, che la Regione Emilia Romagna si appresta a definire nelle sue linee guida, merita una riflessione attenta. Occorre innanzitutto precisare che l’iter per la sua definizione è appena cominciato e il percorso di consultazione di tutti i soggetti coinvolti, dalle categorie economiche al mondo ambientalista, sarà caratterizzato da un grande sforzo di ascolto. In questo senso, il documento firmato da alcune associazioni di categoria piacentine è un contributo importante che godrà della giusta considerazione.
L’estrazione dei materiali inerti è un’attività spesso oggetto di una facile demonizzazione, ma vorrei fossimo tutti consapevoli che non si tratta di qualcosa di diverso da qualunque altra normale realtà di natura imprenditoriale. C’è una sorta di ineludibilità della sua funzione nella filiera produttiva e lavorativa dell’edilizia, e anche in questo caso c’è una competizione con i territori confinanti. Più sono chiare ed applicabili le norme che regolamentano questa attività, meglio si potranno prevenire le distorsioni del mercato e le conseguenze negative per il territorio e l’ambiente.
Una rivisitazione delle norme, ormai in buona parte datate nei presupposti e negli effetti, è quanto mai opportuna, ma credo debba tener conto degli svariati fattori in gioco, talvolta di non facile conciliazione: la tutela dell’ambiente e le compatibilità economiche delle imprese, l’aderenza al quadro normativo europeo e la necessità di misurarsi con una competizione territoriale molto stringente.
Occorre inoltre ridisegnare una legge organica che contempli l’esigenza di controlli più efficaci per contrastare e prevenire gli abusi, ma anche maggiori garanzie per le imprese chiamate a pagare oneri certi e stabiliti una volta per tutte.
Sono a favore di una legge che preveda strumenti di controllo permanente e costante sulle attività estrattive, in grado di impedire le malversazioni. Oggi ci sono i mezzi tecnologici che ci consentono di farlo. In secondo luogo occorre andare verso una semplificazione delle procedure autorizzative: penso ai vari livelli istituzionali coinvolti nell’iter, alla necessità di dare una più puntuale pianificazione alla durata delle autorizzazioni. E’ infatti innegabile che oggi, per come è strutturato il nostro comparto edilizio, che pure soffre di una prolungata fase di crisi, non si possa continuare ad affrontare questo argomento con una sorta partigianeria: la nuova legge per essere funzionale dovrà misurarsi con la realtà.
Per queste ragioni ho chiesto al gruppo di lavoro che in Regione articolerà la rivisitazione della legge di tener conto degli aspetti che ho provato a spiegare. Soltanto dentro a questa impostazione complessiva si inserisce anche l’opportunità di una revisione delle tariffe di estrazione: a questo importante elemento di salvaguardia ambientale, tuttavia affianchiamo anche garanzie più stringenti che i committenti, spesso di natura pubblica, non esigano oneri di compensazione non dovuti. Così saremo in grado di sostenere le imprese che operano nella legalità e nel rispetto dei vincoli di salvaguardia del territorio.