In riferimento ai recenti arrivi a Piacenza di profughi e alla loro accoglienza, l’Azienda Usl di Piacenza ha partecipato e sta partecipando, insieme agli altri enti e istituzioni coinvolte, a tutte le fasi di organizzazione dell’ospitalità.
In particolare, per opportuna informazione alla cittadinanza, si comunica che l’Ausl si è organizzata per la gestione di tutte le problematiche sanitarie connesse al soggiorno.
Al momento dell’arrivo di ogni profugo, i sanitari eseguono un’approfondita valutazione clinica dello stato di salute, con specifico riferimento alle patologie di tipo infettivo e diffusivo, quelle cioè che possono avere implicazioni sulla salute pubblica.
Ogni profugo riceve inoltre una tessera sanitaria provvisoria, nel pieno rispetto dalle disposizioni nazionali e regionali, riprese da ultimo con la comunicazione dell’assessore alle politiche per la salute del 15 aprile scorso. La normativa vigente che prevede infatti di fornire, oltre alle prestazioni ambulatoriali e ospedaliere urgenti e indifferibili, anche le prestazioni finalizzate:
– alla tutela della maternità e della gravidanza;
– alla tutela della salute dei minori;
– ai programmi di medicina preventiva, a tutela della salute individuale e collettiva;
– agli interventi curativi e riabilitativi degli stati di tossicodipendenza.
Nel caso in cui si riscontrino eventuali problematiche individuali, esse vengono approfondite nell’ambito delle strutture aziendali ed eventualmente trattate con adeguate terapie dai professionisti di riferimento.
Tutti i profughi giunti finora sul territorio provinciale sono stati tempestivamente visitati.
In relazione alla sorveglianza sulla salute pubblica, in tutti i casi sono state escluse malattie infettive e diffusive.
In tutte le persone visitate non sono state riscontrate patologie particolarmente rilevanti; alcuni problemi specifici relativi a patologie minori, e comunque non infettive, sono stati trattati dagli specialisti aziendali.
La sorveglianza proseguirà all’interno delle strutture di accoglienza, in modo da mantenere nel tempo la tutela della salute individuale dei profughi e della collettività.