Cure palliative: congresso regionale a Piacenza

Rete delle cure palliative in Emilia Romagna: quali sono i traguardi e i modelli, in ambito palliativo, che permettono la continuità assistenziale nei confronti del paziente con malattia in fase avanzata e quali le prospettive future. Su questi due importanti temi verte il congresso regionale della Società italiana Cure palliative, in calendario per venerdì 8 aprile nella sala Colonne dell’ospedale di Piacenza. Si tratta di un momento importante di confronto fra tutti gli specialisti che lavorano in regione, che vedrà anche l’elezione del nuovo consiglio regionale SICP. Piacenza è stata scelta come sede per l’evento proprio in considerazione dell’imminente apertura dell’hospice cittadino.

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La mattinata, a partire dalle ore 9, affronta la dimensione politica e amministrativa, necessaria a realizzare i progetti assistenziali. In sala Colonne sono state chiamate a raccolta tutte le figure istituzionali a livello regionale e nazionale per presentare i risultati e i progetti che hanno portato alla realizzazione di quanto disposto dalla recente legge 38 del 15 marzo 2010 sulle cure palliative e sulla terapia del dolore.

La tavola rotonda è moderata dal direttore generale dell’Ausl di Piacenza Andrea Bianchi e dal direttore del dipartimento di Onco-ematologia Luigi Cavanna. L’introduzione è affidata a Mariella Martini, direttore generale Sanità e politiche sociale della Regione, uno degli ospiti più rilevanti del congresso.

Dopo l’illustrazione della normativa regionale, Elena Marri (coordinatrice del programma hospice e del comitato regionale per la lotta al dolore) spiega lo stato dell’arte e la programmazione delle reti di cure palliative in Emilia Romagna. La piacentina Raffaella Bertè, specialista in Oncologia, interviene quindi per illustrare lo sviluppo della rete di cure palliative a Piacenza. Il dipartimento di Onco-Ematologia (diretto da Cavanna) ha avuto infatti mandato dalla direzione generale Ausl di sviluppate la rete delle cure palliative. Il sistema coinvolge l’ospedale, il territorio e l’hospice. In questa logica è prevista anche la partecipazione di Nicoletta Crosignani, coordinatrice assistenziale dell’hospice di Borgonovo.

“Il periodo di passaggio tra le cure antitumorali esclusive e le cure palliative, fino alle cure di fine vita, rappresenta – spiega la dottoressa Bertè – un momento delicato sia per il paziente sia per l’equipe che lo sta curando; non bisogna vedere una dicotomia ma deve essere ricercato un continuum terapeutico”. La seconda parte della giornata (con inizio alle 14.30) affronta un’altra importante tematica: quella della costruzione dei percorsi terapeutici che, sempre più nella pratica medica e nelle cure palliative, si presenta come un processo complesso che impone decisioni critiche con importanti risvolti professionali, etici ed esistenziali. Occorre pensare – continua la specialista – alla persona nella sua interezza e procedere sempre più a una valutazione in rapporto al beneficio tenendo conto ovviamente delle evidenze scientifiche aggiornate che devono far parte del bagaglio culturale dei professionisti che si prendono cura del malato. Tra le peculiarità del congresso, anche alcuni contenuti più umanistici, che propongono la rilettura della sofferenza attraverso un approccio artistico. Gli specialisti si interrogano sull’appropriatezza nella scelta di alcuni trattamenti, quali la nutrizione parenterale, il supporto trasfusionale e la sedazione palliativa.

L’obiettivo della giornata è quello di sviluppare competenze organizzative per l’implementazione di strumenti di integrazione tra i diversi modelli di presa in carico del paziente oncologico.