“1861-2011 l’Unità d’Italia ieri e oggi”. Questo l’argomento della conferenza che si è svolta stamane in Prefettura, il primo di una serie d’incontri organizzati dalla Provincia di Piacenza per celebrare i 150 anni dell’Unità nazionale. Il professor Edoardo Bressan, docente di storia contemporanea presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università degli studi di Macerata, ha parlato nel suo intervento delle ragioni e degli esiti dell’Unità del nostro paese. La Provincia ha inoltre illustrato l’iniziativa intitolata “ Un’idea luminosa fuori dal comune” che coinvolgerà tutti i comuni del piacentino a partire dal 17 marzo e fino al termine del 2011.
“C’è un’Italia prima dell’Italia”. La tesi è stata sostenuta questa mattina dal presidente della Provincia Massimo Trespidi e dal professor Edoardo Bressan al primo del ciclo di tre incontri organizzati dall’Ente per i 150 anni di unificazione nazionale. L’evento è stato ospitato da palazzo Scotti di Vigoleno. “Un luogo simbolo per la Provincia – ha rimarcato Trespidi – che per 34 anni, dal 1887 al 1921, è stato sede dell’amministrazione provinciale”. Nel salone d’onore, luogo del convegno odierno, in quei tre decenni si riunirono le adunanze del consiglio provinciale. In quegli anni era consigliere provinciale anche il maestro Giuseppe Verdi.
Nel segno dei 150 anni dalla nascita della Provincia, festeggiati nel 2010, nel giorno del 14 marzo 2011, a 150 anni esatti dalla votazione alla Camera dei deputati della Legge sul titolo del Re, la Provincia ha individuato luoghi e tempi simbolo di un legame indissolubile, quello che unisce Piacenza Primogenita e l’Italia.
Trespidi prima e Bressan poi hanno sottolineato che l’unificazione italiana non fu che il culmine di un diffuso senso nazionale antico di secoli. Trespidi, citando il filosofo russo Vladimir Sergeevič Solov´ëv ha chiaramente evidenziato come l’Italia sia stata “il primo popolo europeo che ebbe un’autocoscienza nazionale”. Un’autocoscienza riscontrabile innanzitutto nel grande patrimonio culturale eredità di San Francesco, del Cimabue, nell’”opera universale” di Dante. “Opere – sottolinea Solov´ëv ne ‘La giustificazione del bene’ – che non erano pregevoli perché glorificavano l’Italia, ma glorificavano l’Italia perché pregevoli in se stesse”.
L’idea di un sentimento italiano precedente all’unificazione è stata argomentata anche da Bressan, che ha parlato di “nazione culturale” e di “unità reale fondata su una storia comune” antecedente al 1861. Un passato condiviso, fatto di memoria e, soprattutto, di una lingua, mai stata imposta da sovrani, ma sgorgata naturalmente dalla fonte della cultura. E, a proposito di cultura, in campo letterario sono innumerevoli gli afflati unitari preludio al 1861. Alessandro Manzoni, nel 1799, già parlava di un popolo come vero nuovo soggetto dello stato, il cui sviluppo deve essere garantito da un’adeguata veste istituzionale.
Evidenti segnali del precoce desiderio unitario vennero anche da Carlo Cattaneo, leader politico militare delle cinque giornate di Milano, da Berchet, di nuovo da Manzoni che, nella sua “Marzo 1821” auspicava un’Italia senza “barriere”, popolata da “fratelli su libero suol”.
Certo – ha sottolineato Bressan – il percorso verso la compiuta unificazione fu costellato di difficoltà. La questione meridionale, l’analfabetismo diffuso, il dramma dell’emigrazione, l’avvento del fascismo (che scardinò l’idea risorgimentale di Stato legato a doppio filo alle libertà costituzionali) segnarono uno stop all’evoluzione democratica. Ma ci pensò la Resistenza a segnare un “secondo Risorgimento”. Nella Costituzione, in particolare, vi si legge quel contributo politico culturale plurimo, quell’idea di “Stato che ha al centro il valore della persona umana”, in piena continuità con gli stessi valori risorgimentali.
E il futuro? In un momento difficile e incerto Bressan ravvisa nel vasto movimento delle reti di solidarietà, dell’associazionismo generale, alcuni dei grandi input della società civile per rispondere alle sfide dell’oggi. “Qui – ha concluso – si possono trovare le ragioni per muovere la nostra azione dopo il 17 marzo, tenendo presente che quanto fu fatto nel Risorgimento non fu fatto per i singoli, ma con impegno e interesse comune di tutta la nazione”. Al termine dell’incontro a tutti i sindaci del territorio è stato consegnato un pannello luminoso che ricorda la ricorrenza. Le tre luci – bianca, rossa e verde – verranno accese alla vigilia del 17 marzo in contemporanea da tutti i Comuni. “Segno della coesione e dell’unità di tutto il nostro territorio” ha commentato il presidente Trespidi.