Il Ministero della Difesa e il Comune di Piacenza sono stati ammessi come parti civili al processo Ex Pertite– e hanno avanzato richieste di risarcimento per 14 milioni di euro – che vede 10 imputati per i fatti avvenuti all’interno del Polo di mantenimento, prima del 2005. La decisione del giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Bersani, però, non è definitiva, perché nella prossima udienza gli avvocati difensori avanzeranno numerose eccezioni per impedire la costituzione di parte civile al processo. Gli imputati sono accusati di vari reati – corruzione, truffa ai danni dello Stato, violazione della legge Ronchi, danneggiamento di impianti militari, furto – perché in occasione di una bonifica all’ex Pertite il materiale da portare via in realtà sarebbe rimasto sepolto nel terreno. Secondo le accuse, le persone finite sotto inchiesta si sarebbero divise i finanziamenti statali, oltre tre milioni di euro, stanziati per lo smaltimento dei rifiuti. Nei guai sono così finiti l’ex direttore, il generale Giuliano Taddei, alcuni sottufficiali e autotrasportatori piacentini, oltre al colosso del trasporto su gomma Fagioli.
L’udienza riguarda la maxi- inchiesta partita nel 2006 dalla denuncia di un operaio che rivelò come nell’area fossero stati sepolti rifiuti pericolosi o radioattivi. Il trasporto di rifiuti mai avvenuto, secondo l’accusa era finalizzato ad ottenere 3 milioni di euro di finanziamenti statali, ripartiti tra i vari soggetti. Tra gli indagati anche l’ex direttore della caserma, il generale Giuliano Taddei e i due marescialli Bernardino Politi e Francesco Paonessa. Corruzione, truffa ai danni dello Stato, falso, queste le accuse. La ditta Fagioli, nella figura del suo proprietario Alessandro Fagioli e del dirigente Paolo Quaglia, è stata invece accusata di truffa ai danni dello Stato per irregolarità nel servizio di trasporto rifiuti. Rinviati a giudizio anche Mauro Ferri, Oliviero Vecchiato e Paolo Rocca per sottrazione di materiale dal polo di mantenimento.