Il sindaco Roberto Reggi ha commemorato ieri mattina l’eccidio di Ponte Cantone, drammatica pagina di storia della Resistenza che nel cuore dell’Emilia (nei pressi di Reggio Emilia) vide cadere sotto i colpi dei fucili delle truppe tedesche, venti giovani italiani, sei dei quali provenienti dal Piacentino:
“Venti uomini che guardavano al futuro con tenacia e determinazione – ha detto il primo cittadino nel corso della cerimonia – con la speranza di chi crede in un ideale più grande, mossi dal desiderio profondo e onesto di riscattare la dignità e l’indipendenza di un Paese oppresso, svilito e soffocato dal regime nazifascista. Il più maturo, tra loro, aveva solo trent’anni. Il più giovane, diciassette. La sera del 14 febbraio 1945, il camion della polizia tedesca che li aveva prelevati dal carcere di Parma si fermò all’improvviso e li fece scendere, schierandoli come indifesi bersagli di una rappresaglia destinata a vendicare uno scontro avvenuto due giorni addietro, lungo la via Emilia. Una vendetta violenta e forte scritta nel loro sangue, nei loro corpi riversi nella neve e umiliati, tenuti insieme dal fil di ferro come oggetti dimenticati, abbandonati a se stessi”.
Ha proseguito Reggi: “Come sindaco di Piacenza, fiera della sua medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza, è con autentica riconoscenza e stima che porto l’omaggio della mia città ai venti giovani patrioti che, 66 anni fa, hanno pagato il prezzo più alto per la coerenza ai grandi valori che ispirarono ogni loro scelta, ogni loro azione. Sei tra loro – Nello Avanzi, Guido Botti, Franco Molinari, Giulio Resmini, Paride Zanatti e Raimondo Fermi – venivano dalla nostra provincia, ma in quel cammino durissimo di condivisione che fu la lotta per la Liberazione, ogni confine, ogni differenza veniva sfumata nella certezza di impegnarsi, insieme, per un traguardo giusto”.
E ha concluso il primo cittadino: “Ricordare, allora, non significa unicamente ripercorrere il passato, ma raccogliere l’insegnamento e lo straordinario esempio che i nostri partigiani ci hanno consegnato, come un faro che possa illuminare il presente e guidare una società che ha bisogno, oggi più che mai, di un punto di riferimento. Lo ha scritto Enzo Biagi, indimenticato testimone della nostra storia: “Una certa Resistenza non è mai finita. C’è sempre da resistere a qualcosa, a certi poteri, a certe promesse, a certi servilismi..:”.