L’assessore Castagnetti parla di un gesto simbolico dotato di forte valenza perché inserito proprio nel cuore del tessuto cittadino e votato a ricordare quello che per Fabrizio Achilli, dell’Istituto Storico della Resistenza, rappresenta un dramma tutto italiano. Gli eccidi perpetrati per motivi etnici e politici ai danni della popolazione italiana di Istria, Venezia Giulia e Dalmazia, durante ed immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, furono per lo più compiuti dall’ Esercito popolare di liberazione iugoslavo. Negli eccidi furono coinvolti prevalentemente cittadini di etnia italiana e, in misura minore e con diverse motivazioni, anche cittadini italiani di etnia slovena e croata. L’8 settembre 1943 giorno dell’armistizio tra Italia e Alleati, le truppe tedesche assunsero il controllo di Trieste e successivamente di Pola e di Fiume, lasciando momentaneamente sguarnito il resto della Venezia Giulia. I partigiani occuparono quindi buona parte della regione, mantenendo le proprie posizioni per circa un mese e il 13 settembre 1943, a Pisino, venne proclamata unilateralmente l’annessione dell’Istria alla Croazia da parte del Consiglio di liberazione popolare per l’Istria. Il 29 settembre 1943 venne istituito invece il Comitato esecutivo provvisorio di liberazione dell’Istria che compilò una lista contenente i nomi dei fascisti, ma anche di persone estranee al partito ma rappresentanti lo stato italiano, i quali vennero arrestati e condotti a Pisino. In tale località furono condannati e giustiziati assieme ad altri fascisti italiani e croati. La maggioranza dei condannati fu scaraventata nelle foibe o nelle miniere di bauxite, alcuni mentre erano ancora in vita. Secondo le stime più attendibili, le vittime del periodo settembre-ottobre 1943 nella Venezia Giulia, si aggirano sulle 600-800 persone. Improvvisati tribunali, che rispondevano ai partigiani dei Comitati popolari di liberazione emisero centinaia di condanne a morte. Le vittime furono non solo rappresentanti del regime fascista e dello Stato italiano, oppositori politici, ma anche semplici personaggi in vista della comunità italiana e potenziali nemici del futuro Stato comunista jugoslavo che s’intendeva creare.