Confagricoltura: Rincari ortofrutta un falso problema

CONFAGRICOLTURA: RINCARI ORTOFRUTTA UN FALSO PROBLEMA

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Saranno i mercati emergenti a far salire i prezzi con l’aumento della domanda

Che le tinte fosche stiano abbandonando l’orizzonte del comparto primario è presto per dirlo, ma certamente le quotazioni dei cereali nella seconda metà dell’anno e l’andamento del mercato delle produzioni lattiero-casearie possono, quanto meno, infondere un po’ do di speranza sull’alba del 2011. Mentre i produttori cercano le forze per risollevarsi da annate drammatiche e Confagricoltura Piacenza ricorda che nell’ultimo anno i redditi degli imprenditori agricoli si sono abbattuti di un ulteriore 25%, c’è chi si preoccupa del costo dell’ortofrutta che all’inverno schizza alle stelle. Sembra ormai una tradizione natalizia – commenta l’associazione degli imprenditori agricoli – stupirsi di quanto la grande distribuzione possa vendere caro uno zucchino o un pomodoro, tanto da poter costantemente riguadagnare le cronache delle testate nazionali con lettere di indignati lettori. ” Se in questo scorcio d’anno possiamo individuare una prospettiva per gli imprenditori agricoli – sottolinea il Direttore di Confagricoltura Piacenza, Luigi Sidoli – non è certo dovuto al rincaro dell’ortofrutta.” Confagricoltura ricorda che da sempre il clima è un fattore che incide sull’offerta di prodotti agricoli e, di conseguenza, può determinare variazioni dei prezzi, anche provocando rincari, ovviamente nei limiti della ragionevolezza, delle oscillazioni della domanda e con meccanismi che, in ogni modo, niente hanno a che vedere con azioni di carattere speculativo. “Ciò che potrebbe spingere in alto i prezzi delle materie prime – spiega Sidoli – è piuttosto l’aumento della domanda mondiale di beni alimentari. La quantità di prodotti importati dalla Cina equivale ad almeno un’estensione di 40 milioni di ettari: una porzione di terreno coltivabile di cui Pechino non dispone e a livello mondiale, già entro due o tre anni l’aumento dei consumi potrà rendere necessario un aumento produttivo pari ad oltre 150 milioni di tonnellate di cereali (+7% rispetto alla produzione attuale) e 6 milioni di tonnellate oli vegetali (+4%). Sono questi i fenomeni in atto che dovrebbero far puntare l’attenzione sull’agricoltura e sull’importanza strategica di questo settore di cui troppo spesso ci si dimentica”. In ogni caso, rimarca l’Organizzazione agricola, alcuni dati indicano che siamo per ora lontani da livelli di emergenza o di attenzione. La dinamica dei prezzi degli alimentari, negli ultimi dodici mesi, è stata decisamente più contenuta di quella di tutti gli altri prodotti e servizi acquistati dagli italiani (+0,1% rispetto a +1,5). Per ortaggi e frutta i prezzi all’origine (indice Ismea dei prezzi alla produzione) nel 2010 sono calati rispettivamente nell’ordine del 3,6% e dell’1,5%. “I dati dimostrano – conclude Sidoli – come il settore agricolo, nel nostro Paese, abbia sempre più bisogno di meno allarmismo e di più politiche che favoriscano la produttività e la competitività delle imprese”.