Carissimi fratelli e carissime sorelle,
la lunga attesa è ormai compiuta, le antiche parole dei profeti sono diventate realtà: l’Emmanuele è apparso nel mondo, il Verbo si è fatto carne. La liturgia ci invita a contemplare con stupore rinnovato questo mistero presentandoci l’inizio del Vangelo di Giovanni, il denso prologo del quarto Vangelo: siamo subito condotti all’identità di quel bambino venuto alla luce su questa terra, nato a Betlemme. Egli è la Parola di Dio, è il Figlio di Dio dall’eternità: “In principio era la Parola, la Parola (…) era Dio”. Questa Parola eterna “si è fatta carne e ha dimorato tra di noi”: ecco il Natale, il dono di Dio per noi. Siamo invitati a tenere insieme, in un unico sguardo, l’umile mangiatoia di Betlemme e la Parola eterna, la giovane donna di nome Maria che partorisce il figlio e l’eterno disegno di Dio. Ecco la nostra fede gioiosa che può contemplare la “gloria del Figlio unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità”. Ecco la nostra professione di fede che arriva a riconoscere che Gesù Cristo “discese dal cielo per noi uomini e per la nostra salvezza”, come recitiamo nel Credo.
Sì, il Verbo si è fatto carne per noi, per ciascuno di noi, per donarci la salvezza e farci diventare figli di Dio. Così Gesù ci ha manifestato l’amore del Padre e ci ha inseriti in questo amore. La sua nascita nella nostra fragile condizione umana – espressa nel suo “porre la sua tenda in mezzo a noi” – è la manifestazione visibile di questo amore di Dio per noi, di un Dio che, in Cristo, si fa piccolo per avvicinarsi a noi, si fa uomo per comunicarci la sua vita divina. Questo grande amore di Dio, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, già si era manifestato perché “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti”. Ma solo ora, solo “in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1-2). Ora questo amore di Dio possiamo contemplarlo nella nascita di quel bambino a Betlemme: in Gesù, nel suo essere carne, nella sua condizione umana limitata, noi riconosciamo il Figlio di Dio, il Logos eterno che viene nella fragilità della storia per portare luce, vita, redenzione.
Nel Verbo che si è fatto carne, Dio ha assunto tutta la nostra realtà umana, quella realtà bella e vulnerabile che sperimentiamo nella nostra persona e ben conosciamo attraverso la storia degli uomini di ogni tempo. Quel Verbo della vita, sapienza eterna per la quale tutto è stato fatto, si immerge nella vicenda umana e la riporta al suo splendore: noi riconosciamo la paternità di Dio e diventiamo suoi figli. Così la nostra storia quotidiana diventa il luogo della salvezza.
“Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”. È la storia dell’umanità, la drammatica storia della libertà dell’uomo di fronte a Dio, un Dio che si fa piccolo per lasciarci liberi di accoglierlo. Siamo di fronte al mistero, il mistero di Dio e il mistero dell’uomo. Ma proprio nel Verbo incarnato troviamo la luce che illumina l’uomo e lo rende capace di camminare nella libertà verso l’amore paterno di Dio: “a quanti (…) lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio”.
Nella vita di amore e di libertà di Gesù, si manifesta l’amore di Dio per gli uomini e nello stesso tempo si svela l’uomo nella sua piena e vera umanità, come Dio l’ha pensato e creato. Nel riconoscere Gesù e nell’accoglierlo, noi conosciamo noi stessi e la nostra vocazione: siamo figli di Dio, partecipi della stessa vita di Dio, capaci di vivere anche noi nella libertà e nell’amore. Con Gesù che viene a condividere la nostra vita, Dio fa appello al nostro cuore e alla nostra libertà di accettare il suo amore, si fa piccolo per liberarci dalle pretese di grandezza e di potere, si è incarnato per rendere noi liberi e capaci di amare. Sì, siamo invitati a riconoscere la nostra vera grandezza umana, siamo invitati a difendere la nostra autentica dignità di persone umane lottando contro le molte chiusure, le diverse prevaricazioni, le tante forme di disumanità che deturpano e sfigurano il nostro volto umano.
Carissimi fedeli, dalla grotta di Betlemme giunga a tutti la buona notizia del Natale e risuoni nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nella nostra vita e in quella dei nostri fratelli: Gesù Cristo è il Verbo di Dio fatto uomo che noi contempliamo nella tenera fragilità del bambino nato a Betlemme. Con Gesù che nasce nella nostra umanità, e che riconosciamo vivo e presente in mezzo a noi, ci è data la grazia di credere alla possibilità della nostra rinascita. Con il suo amore che opera in noi, la nostra vita già ora è trasformata. Così festeggiamo e viviamo il grande mistero del Natale che ci dona luce, speranza e pace. Amen.
+Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza-Bobbio