La FLC CGIL ha proclamato un’ ora di sciopero, martedì 14 dicembre, nei comparti della scuola statale e dell’AFAM. E’ il quarto appuntamento con lo sciopero ad intermittenza per chiedere il ritiro dei tagli e una nuova politica di investimenti nei settori della conoscenza.
Nella scuola lo sciopero riguarda tutto il personale docente, ATA e dirigente scolastico. L’adesione allo sciopero può avvenire per la prima ora di lezione o di servizio in tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Pertanto, il personale docente ed ATA potrà scioperare, per un’ora, quando il proprio orario coincide con la prima ora di lezione o di servizio dell’istituzione scolastica.
In un comunicato FLC-CGIL afferma:
Nelle scuole in cui, nella giornata di martedì 14 dicembre 2010, le attività si protraggono in orario pomeridiano, il personale in servizio nel pomeriggio potrà scioperare nell’ultima ora di servizio, sempre per non più di un’ora nell’arco della giornata.
Nelle Accademie e nei Conservatori lo sciopero riguarda la prima ora di qualunque attività istituzionale prevista quel giorno.
Oltre alle condizioni di estrema mortificazione, sul piano contrattuale, stipendiale e professionale, di chi lavora in questi settori, oltre all’angoscia di tanti giovani e meno giovani precari, che si vedono senza futuro, a muovere questo sciopero è la profonda convinzione che la conoscenza è il motore decisivo dello sviluppo e della modernità e che senza investimenti nella conoscenza, non ci sarà futuro per il nostro Paese.
Chiediamo vere riforme per la scuola e l’università, non tagli e riduzioni del diritto allo studio.
Chiediamo serie politiche per il reclutamento del personale e non la precarietà elevata a sistema.
Chiediamo che la ricerca venga considerata, come avviene in tutti i paesi evoluti, leva per lo sviluppo e non un ramo secco da potare.
Chiediamo che sia riconosciuta dignità al lavoro, valorizzate le professionalità, ripristinato il diritto al contratto, garantite le elezioni delle RSU.
Chiediamo che non sia tolto il futuro alle nuove generazioni, che siano ascoltate le centinaia di migliaia di studenti che manifestano in modo civile e pacifico, che non cada nel vuoto la voce allarmata che viene dalle tante università occupate, dai tetti delle facoltà dove ricercatori, mondo accademico e della cultura stanno manifestando il loro dissenso.
“Con la cultura non si mangia” è l’arrogante e ottusa dichiarazione del Ministro dei tagli, ma senza cultura è più facile essere in balia della precarietà, in alcune zone del paese anche della criminalità organizzata.
Senza cultura si arresta la mobilità sociale e, soprattutto, la cultura rende liberi.
Il governo ne ha paura e per questo esprimiamo tutta la nostra sfiducia verso di loro e verso le loro politiche regressive, che rendono oscuro l’orizzonte del Paese, che ne minano la credibilità internazionale, precarizzano il nostro futuro.
Per questo non ci rassegniamo e non perdiamo la fiducia che un’altra strada sia possibile.