A fondo pagina ascolta Don Mazzi.
Ha contestato il «volontariato del cerotto» e invitato la platea a «smettere di incensarci per tornare agli avamposti e, se necessario, anche all’irregolarità».
E’ stato un don Antonio Mazzi “scomodo” quello che questo pomeriggio è intervenuto nel convegno organizzato da Svep a palazzo Gotico dal titolo “Volontariato: il rischio della speranza”. Poco formale e non avvezzo alle frasi di circostanza, don Mazzi ha spiegato la sua idea di volontariato con toni fortemente critici sull’attuale assetto del terzo settore. «Ho paura che ci siamo imborghesiti – ha denunciato il fondatore della comunità Exodus per il recupero di ragazzi tossicodipendenti – il pericolo è quello di stare al gioco della burocrazia e diventarne parte. Certe logiche di questa società organizzata con strutture perverse non riescono ad essere intaccate nemmeno dalla Chiesa». «Non dobbiamo creare nuove strutture parallele, ma abbattere le esistenti – ha proseguito – con la politica del cerotto si finisce per accettare questa società, mentre noi dobbiamo tornare a contestare, andare a vedere dove sono i “ladroni” e combatterli. Se ci limitiamo ai cerotti rischiamo di essere peggio della stessa società». Il convegno di approfondimento promosso da Svep in vista delle iniziative in programma per il prossimo fine settimana in concomitanza con la Giornata mondiale del volontariato del 5 dicembre, ha poi raccolto la testimonianza di Vincenzo Linarello, presidente del consorzio Goel, aggregatore di imprese sociali operanti nella zona della Locride, e i saluti istituzionali degli assessori Giovanna Palladini e Pier Paolo Gallini.