Si è conclusa con successo la mostra benefica del pittore Vittorio Polastri organizzata agli Amici dell’Arte in collaborazione con il Centro missionario diocesano. Come era stato annunciato la finalità di questa iniziativa era di raccogliere i fondi per costruire una scuola materna di Dondi nel Congo, guidata dal missionario piacentino padre Romano Segalini. La somma necessaria era di oltre ventimila euro, la vendita dei quadri ha fatto registrare un bilancio finale di 20.300 euro, quindi l’obiettivo può dirsi raggiunto.
Polastri era alla sua terza mostra benefica: con la prima ha provveduto a pagare la realizzazione di alcuni pozzi per Africa Mission, poi un pozzo ed una sala con generatore per la missione di mons. Pozzi ad Ongata Rongai in Kenia ed ora questa scuola in Congo, che ospita più di cento ragazzi. Una scuola in paglia e legno, che aveva bisogno però di muri solidi la cui costruzione comporta una spesa di ventimila euro. Come reperire questi fondi? Provvidenziale è stata l’iniziativa di Vittorio Polastri con il Centro missionario che, proponendo la mostra, hanno messo in programma un obiettivo ambizioso: reperire, con la vendita dei quadri, la somma necessaria. Da sottolineare che queste proposte rientrano in una strategia ormai collaudata: si parte da un progetto ben definito il cui finanziamento viene seguito anche nella sua realizzazione con ovvie garanzie per coloro che hanno contribuito.
Beneficenza, ma non solo. Da un lato vi è l’esplicito riconoscimento all’arte di Vittorio Polastri che alla mostra ha presentato la sua produzione degli ultimi due anni; dall’altro va ricordata l’opera di sensibilizzazione che è stata svolta dagli operatori del Centro missionario: è stato presentato il progetto e ci sono stati incontri sull’impegno missionario della Chiesa piacentina, dai principi alle modalità di intervento.
Da parte sua Polastri, chiuso questo capitolo, sta già pensando ad un prossimo impegno: “Ormai il mio lavoro – ha dichiarato l’artista al Nuovo Giornale – è finalizzato alla solidarietà. Questo il programma dei prossimi due o tre anni. A quale progetto mi dedicherò? Non ne ho idea. D’altra parte chi ha fame non ha precedenze particolari in base alle idee o al colore della pelle. Ha fame, e basta!. Quello che ritengo importante è di poter lavorare per un progetto, anche modesto, che possa essere affrontato e, possibilmente, risolto”.