Ascolta il discorso del sindaco di Piacenza Roberto Reggi.
Si è svolta oggi in Piazza Cavalli, la celebrazione del 4 novembre “Festa dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate”.
Il 4 novembre 1918, con la firma dell’armistizio tra il nostro Paese e l’Impero austro-ungarico, a Villa Giusti, calò il sipario sul drammatico teatro di sangue della I° Guerra Mondiale. Centinaia di migliaia di italiani persero la vita in quella che venne definita l’ultima guerra d’indipendenza, combattuta nel nome di un’Italia unita – che i padri costituenti, negli anni seguenti, diranno “una e indivisibile” – e per un ideale di Nazione che potesse vivere, in libertà, sereni giorni di pace.
Come spesso accade, tuttavia, commettere un errore non mette al riparo dal ripeterlo. E così, di lì a breve, un nuovo germe di odio e violenza era destinato ad aprire altri capitoli di buio profondo per la storia italiana e internazionale, segnati da aberrazioni e soprusi, dal sacrificio di vittime innocenti e il più delle volte inconsapevoli.
Ma è nel ricordo della vittoria della Grande Guerra che oggi siamo qui riuniti a celebrare, nella giornata dell’Unità nazionale, le nostre Forze Armate. Un’occasione che si fa testimonianza concreta di un sentimento autentico e profondo di riconoscenza, verso chi non esita nel mettere a repentaglio il bene più alto, la propria vita, per difendere i valori fondanti delle società democratiche, portando un aiuto concreto laddove maggiore se ne avverte la necessità. Quelle stesse divise cui, in questa ricorrenza, tributiamo l’omaggio di Piacenza e di un Paese intero, sono il simbolo del rigore e della passione con cui i militari italiani adempiono al proprio dovere, sono l’emblema della dedizione ai valori della libertà e della giustizia, sono incarnazione del coraggio con cui vengono percorse anche le strade più impervie. Ne siamo orgogliosi.
Nell’imminenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il tributo alle forze dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e dell’Arma dei Carabinieri assume un valore aggiunto, in quel processo di riappropriazione dell’identità nazionale troppo spesso svilita da parole e gesti che, indegnamente, oltraggiano i fondamenti della nostra Costituzione. L’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi – sotto il cui impulso la stessa ricorrenza del 4 novembre ha trovato nuova linfa – l’ha affermato in maniera nitida e lampante: “C’è bisogno di Italia nel mondo. C’è bisogno di Italia in Italia. Abbiamo bisogno di Italia in ciascuno di noi, nella nostra vita individuale, come riferimento, come ideale. Questi sentimenti sono particolarmente forti in coloro che hanno scelto di far parte delle Forze Armate”
Oggi la memoria collettiva non ci risparmia nel far sentire tutto il suo peso. Il pensiero corre alle vittime dei tanti conflitti passati e tuttora in corso, a partire dalla ferita più recente: la morte dei quattro Alpini uccisi in un vile attentato il 9 ottobre. Le loro vite, spezzate nello svolgimento quotidiano della missione, portano a 34 i Caduti italiani sul fronte dell’Afghanistan. Una guerra che solo nei primi sei mesi del 2010 ha già fatto registrare 1.200 vittime. Numeri che ci fanno riflettere, ma soprattutto storie umane di violenza e sopraffazione che non possono lasciare indifferenti.
I militari italiani impegnati nei Paesi dilaniati da conflitti civili sono costruttori di pace, chiamati a edificare libertà, giustizia e legalità laddove i diritti umani sono sistematicamente calpestati. Una presenza insostituibile che, non mi stanco di ripeterlo, anche le donne e gli uomini del II Reggimento del Genio Pontieri hanno garantito in questi anni. Di alcuni abbiamo imparato a conoscere il nome: il capitano Federica Luciani, ferita nel luglio scorso, il maresciallo capo Daniele Paladini ucciso nel novembre 2007, vittima di un attentato durante l’inaugurazione di un ponte. Piacenza, vicina a tutti i suoi militari operanti all’estero, non lo ha dimenticato.
E la presenza, oggi, dei gonfaloni delle Istituzioni accanto ai labari rappresentativi delle Forze Armate, è la testimonianza dell’univoca volontà di intrecciare, al commosso ricordo di chi ha dato la vita, la responsabilità condivisa nell’affrontare l’impegno a difendere, valorizzare, trasmettere alle nuove generazioni una cultura di pace. Consapevolmente radicata nei princìpi costituzionali di un’Italia libera, democratica e unita.
In provincia anche la città di Fiorenzuola ha voluto ricordare questo giorno con la deposizione di una corona di alloro al Monumento di Piazza Caduti, alla presenza del sindaco Giovanni Compiani, del presidente del Consiglio comunale Santino Bravo, degli assessori Chiocchi e Delbue, dei consiglieri Verdiani e Bazzani, delle autorità militari, delle associazioni combattentistiche, dell’Avis, dell’Aido, della Pubblica Assistenza e dell’Avo. Il corteo si è quindi trasferito al sacrario dedicato ai caduti presso il cimitero urbano, dove è stata deposta una corona d’alloro. Nella cappellina del cimitero don Michele Malinverni ha quindi celebrato una Santa Messa in suffragio, ricordando le vittime e il sacrificio di tutti i conflitti, le oltre cento guerre che ancora oggi insanguinano il mondo.