Nel giorno dedicato ai nostri cari defunti, ricordare i Caduti di ogni guerra, con parole che si intrecciano a silenzi carichi di commozione, significa tributare loro il doveroso omaggio per non aver esitato, nel nome degli ideali altissimi della pace e della giustizia, a sacrificare la propria vita.
La vicinanza – attraverso la preghiera – a questi “profeti del bene”, ci porta a riflettere oggi più che mai sul significato di una memoria collettiva e condivisa, che va costantemente alimentata. Una riflessione per una società che non stenda il velo dell’oblio sui propri errori, ma che, a partire dal loro riconoscimento, sappia intraprendere un percorso segnato dai valori della libertà e della tolleranza.
Oggi rendiamo onore alle vittime di tutti i conflitti: piangiamo i soldati che nella fratellanza forzata sui fronti della Grande Guerra hanno perso la vita, i partigiani che si opposero alla barbarie del nazifascismo, i nostri militari impegnati a promuovere la ricostruzione in Paesi dilaniati dalla violenza e dai soprusi. Le salme di Marco, Francesco, Gianmarco e Sebastiano – i quattro alpini morti lo scorso 8 ottobre in un drammatico attentato in Afghanistan – sono solo le ultime, in ordine di tempo, a essere state avvolte a lutto nel tricolore. Troppo spesso la nostra bandiera è stata triste lenzuolo funebre, non vessillo di un Paese civile che – come è scritto nella Costituzione – ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.