“Serve un nuovo piano di settore per salvare la suinicoltura – non usa mezzi termini Giovanna Parmigiani, Presidente della Sezione di prodotto carni bovine e suine di Confagricoltura Piacenza. A dicembre 2009 il patrimonio suinicolo nazionale si è attestato a 9,157 milioni di capi, in flessione dell’1% rispetto a quello registrato nello stesso mese dell’anno precedente. Il prezzo medio è stato di 151,93 €/100 kg carcassa (1,52 €/kg) con una contrazione dell’8,4% sul 2008. Segnale della poca fiducia degli allevatori è la sensibile contrazione della cosiddetta quota di rimonta, che ha parimenti determinato il forte aumento dell’import dei suinetti da ingrasso cresciuti del 63.9%, indicatore, questo, di un maggior interesse verso la produzione di suini non inseriti nel circuito della produzione tutelata. “E’ sempre più evidente lo squilibrio che si è determinato tra quelli che sono i nuovi fabbisogni interni e le tipologie di prodotto nazionale tradizionalmente offerte – spiega la Parmigiani – la suinicoltura italiana è da sempre stata caratterizzata da un «monoprodotto» che ha puntato alla produzione del suino pesante da salumeria DOP”. Le modifiche delle abitudini alimentari, le crisi economiche e la crescente concorrenzialità di alcune suinicolture europee, hanno messo in dubbio quella logica produttivo-commerciale sulla quale si basava l’economia del comparto e che vedeva riconoscere alle sole «cosce» del suino DOP, circa il 60 % del valore economico della intera carcassa. “il settore – prosegue la Parmigiani – risente dell’aumentata tensione tra le varie componenti della filiera che non riescono a far fronte a quello che è il costante aumento dei costi di produzione-allevamento e macellazione”. In questo scenario Confagricoltura si sta muovendo a tutti i livelli per proporre un Protocollo d’intesa della filiera suinicola che sia attuale e fondato su un progetto condivisibile da tutti. Per questo motivo – fa sapere l’associazione degli imprenditori agricoli – a livello regionale, abbiamo realizzato una proposta che porteremo sui tavoli nazionali e che si articola su una serie di linee d’intervento che riguardano: sistema dei controlli, benessere animale, sperimentazione e ricerca, programmazione e diversificazione produttiva. Altre aree d’intervento strategiche sono: la semplificazione burocratico-amministrativa, l’accesso al credito e finanziamenti, l’organizzazione dell’offerta. “Quanto alla classificazione delle carcasse – sottolinea la Parmigiani – va ribadito, ancora una volta, come ci siano due interventi distinti: l’attività di classificazione, obbligatoria a livello europeo, e la valutazione economica della carcassa. Questa seconda fase deve rimanere oggetto di uno specifico accordo che riconosca nella contrattazione commerciale un’adeguata valorizzazione dei parametri raggiunti. La maggiore redditività si concentra, come noto, nel settore di trasformati, ed è fondamentale tutelare le carni di provenienza nazionale. Il “decreto salumi” ha apportato aperture al sistema industriale a discapito di quello allevatoriale. In questo contesto è necessario estendere il regolamento 1760/2000 alla filiera suina per poter definire la tracciabilità della carne secondo lo schema del comparto bovino, ossia “nato, allevato e macellato” garantendo la massima trasparenza. Deve, inoltre, essere introdotto l’obbligo di utilizzo esclusivo di carne fresca (non scongelata) per i preparati e gli elaborati. Solo con un piano d’intervento come quello proposto da Confagricoltura – conclude la Parmigiani – il settore uscirà dalla crisi”.